GIACOMO PRAMPOLINI
NON TOCCHERAI LE COSE
Non toccherai le cose
che non ti guardano:
l’erba, il sasso, la foglia morta -
esse sono del cielo.
Ma potrai sul colle
narrare in solitudine,
con trepida voce,
il tuo passare.
(da Molte stagioni, Mondadori, 1962)
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Qualche giorno fa avevo pubblicato una poesia in cui Liliane Wouters sottolineava “Gli istanti meravigliosi / in cui si crede di essere in sintonia / con l’universo intero / e – forse – con Dio”, quelli in cui ci si può sentire vicino agli alberi e alla natura. Giacomo Prampolini, critico noto per la Storia Universale della Letteratura, aveva una simile coscienza ecologica: già in Sull’Appennino gli dei sottolineava questo aspetto divino della natura: “Allora il vento dal valico porta / respiri eterni, / ignote parole – / e chi le sente / sa senza apprendere: / cose del sonno e del tempo”. Ora è il poeta stesso che iscrive il suo passaggio sul colle, così, semplicemente, senza incidere sul paesaggio se non per la sua presenza.
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ALFRED SISLEY, “IL SENTIERO SULLA COLLINA, VILLE D’AVRAY”
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LA FRASE DEL GIORNO
Analogie segrete legano assieme le più remote parti della Natura, come l'atmosfera di un mattino d'estate è pervasa di innumerevoli sottilissimi fili, che vanno in ogni direzione, svelati dai raggi del sole nascente.
RALPH WALDO EMERSON
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