JOSÉ EMILIO PACHECO
L’ALTRO
Oggi è venuto a farmi visita quello che non sono stato,
L’altro
Ormai per sempre inesistenza pura,
Stratagemma verbale perché lui fosse stato,
Forma attenuata per dire che non fu.
Adesso lo comprendo: chi non sono stato ha vinto,
La realtà non lo ha macchiato, non ha dovuto
Adattarsi all’eterno squallore,
Non si è mai arreso né mai ha venduto la sua anima
per un’oncia di sopravvivenza.
Chi non sono stato se ne va come se nulla fosse.
Non tornerà mai più, è impossibile.
Chi se ne va non torna anche se ritorna.
(da Come la pioggia, 2009)
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L’altro se stesso, uno scherzo del tempo che affascina i poeti: anche Wisława Szymborska incontra se stessa adolescente: “Siamo così dissimili / che forse solo le ossa sono le stesse, / la calotta cranica, le orbite oculari”. Il poeta messicano José Emilio Pacheco (1939-2014), che di questa alterità e dello scorrere inesorabile del tempo fa un’ossessione, si trova invece faccia a faccia con l’uomo che sarebbe potuto diventare, scevro dai compromessi cui la vita ci obbliga, non disilluso, non disingannato dallo squallore del reale. E si sente doppiamente sconfitto.
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RENÉ MAGRITTE, “LA DECALCOMANIA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Conoscere se stessi significa non riconoscersi.
ANACLETO VERRECCHIA, Rapsodia viennese
José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.
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