OL’GA SEDAKOVA
PAROLA
E colui che ama sarà riamato.
Chi serve, sarà servito -
se non ora, un giorno che verrà.
Meglio per colui che si riconosce grato,
e avendo servito se ne va lieto,
senza Rachele, per le verdi colline.
Ma tu, parola, vestito regale,
abito della lunga, breve pazienza,
più alto del cielo, più del sole allegro.
I nostri occhi non vedranno
il tuo colore innato,
l’ampio fruscìo delle tue pieghe
non sentiranno le orecchie dell’uomo,
solo il cuore dirà tra sé medesimo:
- Libere siete, e libere sarete,
e innanzi a schiavi non risponderete.
(da Vecchi canti - Primo quaderno 1979-1980 - Traduzione di Adalberto Mainardi)
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Sono versi - quasi un salmo apocrifo - che inneggiano alla forza della poesia questi scritti dalla poetessa russa Ol’ga Sedakova: la parola emerge per essere riconosciuta, per risplendere nel suo vestito regale (“Quello che mi stimola è l’intensità di ogni singola parola” disse in una intervista) e il lettore è in grado di interpretarle se è sulla stessa lunghezza d’onda di quella intensità, soltanto allora le parole gli si riveleranno.
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DIPINTO DI MIKE FLAN
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LA FRASE DEL GIORNO
Chi ama la parola, questi la conosce, / chi ama il suono, lo ode risuonare.
OL’GA SEDAKOVA
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