giovedì 23 luglio 2015

Quest’albero

 

UMBERTO BELLINTANI

FERMIAMOCI UN MOMENTO

Fermiamoci un momento, amici.
Quest’albero era
quando ancora non erano
i nostri padri i nostri avi.
Ed ecco io sento che qualcosa gli devo,
ma non so cosa, amici, ma la mano
mia ecco lo accosta e lo carezza,
e tutta trema la mia mano, amici
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(da Forse un viso tra mille, 1953)

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È una sensazione che ho provato spesso, questa descritta dal poeta mantovano Umberto Bellintani: non solo davanti ad alberi imponenti, storici, monumentali – a un chilometro da casa c’è un enorme platano che sul finire del XVIII secolo vide combattere le truppe napoleoniche contro quelle austro-russe – ma anche anonimi tronchi secolari che costellano boschi e campagne. È una sorta di rispetto, è una venerazione per la forza della natura, è una testimonianza della piccolezza delle nostre vite.

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BigTree

FOTOGRAFIA ©BIG TREE STRATEGIES

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LA FRASE DEL GIORNO
Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
KAHLIL GIBRAN, Sabbia e spuma




Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po, 10 maggio 1914 – San Benedetto Po, 7 ottobre 1999), poeta italiano. Diplomatosi in scultura, prese parte alla Seconda guerra mondiale in Grecia e Albania, finendo prigioniero dei tedeschi dal 1943 al 1945. Esordì nel 1953 con Forse un viso tra mille, cui seguì nel 1955 E tu che mi ascolti. Dopo un lungo periodo di silenzio pubblicò nel 1998 Nella grande pianura.

1 commento:

Paolo ha detto...

E' proprio così, gli alberi trasmettono sensazioni e quelli grandissimi ispirano reverenza