GUIDO GOZZANO
L’ONESTO RIFIUTO
Un mio gioco di sillabe t'illuse.
Tu verrai nella mia casa deserta:
lo stuolo accrescerai delle deluse.
So che sei bella e folle nell'offerta
di te. Te stessa, bella preda certa,
già quasi m'offri nelle palme schiuse.
Ma prima di conoscerti, con gesto
franco t'arresto sulle soglie, amica,
e ti rifiuto come una mendica.
Non sono lui, non sono lui! Sì, questo
voglio gridarti nel rifiuto onesto,
perché più tardi tu non maledica.
Non sono lui! Non quello che t'appaio,
quello che sogni spirito fraterno!
Sotto il verso che sai, tenero e gaio,
arido è il cuore, stridulo di scherno
come siliqua stridula d'inverno,
vôta di semi, pendula al rovaio...
Per te serbare immune da pensieri
bassi, la coscienza ti congeda
onestamente, in versi più sinceri...
Ma (tu sei bella) fa ch'io non ti veda:
il desiderio della bella preda
mentirebbe l'amore che tu speri.
Non posso amare, Illusa! Non ho amato
mai! Questa è la sciagura che nascondo.
Triste cercai l'amore per il mondo,
triste pellegrinai pel mio passato,
vizioso fanciullo viziato,
sull'orme del piacere vagabondo...
Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi
verso l'anima buia di chi tace!
Non mi tentare, pallida seguace!...
Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi,
non son colui, non son colui che credi!
Curiosa di me, lasciami in pace!
(da I colloqui, 1911)
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L’aridità del cuore, l’incapacità d’amare è una delle cifre costanti nella poesia di Guido Gozzano: “Ah! Se potessi amare! - Vi giuro, non ho amato / ancora: il mio passato è di menzogne amare” scrive nel Responso. Come Totò Merumeni “non può sentire. / Un lento male indomo / inaridì le fonti prime del sentimento; / l'analisi e il sofisma fecero di quest'uomo / ciò che le fiamme fanno d'un edificio al vento”. E visto che “non è cattivo”, anzi è addirittura “il buono che derideva il Nietzsche”, consapevole di questa sua aridità, non illude l’amica presa di lui, attirata dai versi del poeta, ma con onestà mette le carte in tavola opponendo un rifiuto, gettando infine la maschera di quel “buono / sentimentale giovine romantico... / Quello che fingo d'essere e non sono!”
La poesia, pubblicata su Il Viandante del 13 giugno 1909 ha certamente dei debiti con Non era lei, lirica di Giulio Gianelli, amico di Gozzano, che – fornì lo spunto, come si può notare dai suoi versi iniziali: “Fra le tristi e più care / memorie ho quella di un'illusa amica. / Mi cercò, la respinsi, mi rivolle: / ostinata, vegliò sul limitare / del mio spirito, come una mendica”.
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MARC CHAGALL, IL POETA”
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LA FRASE DEL GIORNO
O non amate che mi amaste, a Lui / invan proffersi il cuor che non s'appaga. / Amor non mi piagò di quella piaga / che mi parve dolcissima in altrui... / A quale gelo condannato fui? / Non varrà succo d'erbe o l'arte maga?
GUIDO GOZZANO, I colloqui
Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916), poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.
2 commenti:
....quanta grazia (nobiltà d'animo)...quanto "amore" in questa pungente/puntigliosa poesia.
ciaoo Vania
amore dall'aridità... è questa la grandezza, come un fiore nel deserto
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