sabato 3 settembre 2011

La porta della poesia


RUBÉN DARÍO

SU UNA PRIMA PAGINA

Penna, lascia che scorra qui la tua nera fonte.
Questo è il portico in cui l'Idea alza la fronte
luminosa e nel tempio penetra del suo rito.
Delle lettere il simbolo divino sia graffito
in gloria del veggente, la cui anima è lira.
Benedetto chi intende, benedetto chi ammira.
Di sogno, argento o neve, la bianca porta è certa.
Voi che pensate entrate, voi che sognate. È aperta.

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“La moglie del povero scrittore lo può testimoniare, l'ha visto seduto, chino sulle pagine in bianco, che si contorceva passando la penna sulla carta. Sembra una testimonianza inoppugnabile. Ma quello che ha visto è solo l'esterno. Il guscio della letteratura. Un'apparenza”. Ho pensato a questo brano di 2666 di Roberto Bolaño leggendo la poesia di Rubén Darío, poeta nicaraguense tra i massimi esponenti del Modernismo, corrente che prediligeva l’eleganza metrica e la raffinatezza narcisistica in nome di un’estetica che si sarebbe poi riversata in Europa nell’Art Nouveau e nel Liberty. Un poeta davanti alla pagina bianca, in attesa di cominciare a scrivere: l’idea che sta per trasformarsi in inchiostro, pronta a varcare quella porta, a correre lungo gli sterminati corridoi, a invadere le stanze. Che, poi, è quello che succede – in misura certamente molto più modesta – a molti di noi quando scriviamo. Quello che succede a me ogni volta che comincio un post del Canto delle Sirene: la differenza è che ormai la pagina bianca non è più di carta, ma è un riquadro di monitor dove poco alla volta i caratteri grigi vanno formandosi, uno dopo l’altro, incasellandosi in parole e frasi compiute.

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FOTOGRAFIA © LONDON MET

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci si mette a scrivere di lena, ma c'è un'ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto.
ITALO CALVINO, Il cavaliere inesistente




Félix Rubén García Sarmiento, conosciuto con lo pseudonimo Rubén Darío (Metapa, 18 gennaio 1867 – León, 6 febbraio 1916), poeta modernista, giornalista e diplomatico nicaraguense. Rilevante nell'opera di Darío il suo contributo al rinnovamento della poesia latino-americana, grazie all'introduzione di metriche e motivi provenienti dalla poesia francese del tempo.


3 commenti:

Tra cenere e terra ha detto...

Meravigliosa la poesia, meraviglioso il post. Meravigliosa la citazione.

DR ha detto...

grazie dei "Meraviglioso", per oggi sono a posto... e cammino sollevato da terra come un hovercraft :-)

Vania ha detto...

...:)....sia il post che i commenti.
ciaoo Vania