VLADIMIR SERGEEVIČ SOLOV’ËV
MIA CARA, FORSE NON VEDI
Mia cara, forse non vedi
come tutto ciò
che appare ai nostri occhi
è soltanto riflesso
ombra di quel
che agli occhi è invisibile?
Mia cara, forse non odi come
lo stridente stridore del mondo
è un’eco fallace
delle trionfanti armonie?
O forse, mia cara, non senti
che solo una cosa v’è al mondo:
ciò che un cuore
a un cuore confida
in un muto saluto?
1892
(da Poesie, Fussi, 1949 - Traduzione di Leone Pacini Savoj)
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La poesia di Vladimir Sergeevič Solov'ëv è quella di un sognatore, di un vago inseguitore di illusioni: il visibile è soltanto il simbolo di un arcano mistero, un riflesso di qualche cosa che ci sfugge e che incarna l'armonia stessa del mondo, palesandosi tra le ombre in piccoli segni della trascendenza.
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IMMAGINE CREATA CON IA
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LA FRASE DEL GIORNO
Basta un fioco riflesso della luce che ti è nota, un'eco remota dell'armonia non terrena – e il mondo di un tempo, in uno splendore inoffuscabile, risorge dinanzi all'anima vigile.
VLADIMIR SERGEEVIČ SOLOV’ËV, Poesie
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Vladimir Sergeevič Solov'ëv (Mosca, 28 gennaio 1853 - Uzkoe, 13 agosto 1900), filosofo, teologo, poeta e critico letterario russo. Giocò un ruolo assai significativo nello sviluppo della filosofia e della poesia russa della fine del XIX secolo (Belyj, Blok) e nel rinascimento spirituale dell'inizio del Novecento.


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