SIBILLA ALERAMO
CHIUDO IL TUO LIBRO
a Dino Campana
Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Mugello, 25-7-1916
(da Un viaggio chiamato amore, Feltrinelli, 2000 – a cura di Bruna Conti)
Addentriamoci ancora nella tormentata storia d’amore tra Dino Campana e Sibilla Aleramo: la poetessa si trova a passare quindici giorni di villeggiatura in una casa di campagna prestata da amici a Borgo San Lorenzo, “La Topaia” e tiene un serrato scambio epistolare con il poeta toscano, che non ha ancora incontrato: “Volevate un mio ritratto, e invece vi mando delle parole, stampate! Mah, le fotografie non mi somigliano. Ci vedremo, una volta”. La poesia, scritta a inchiostro, su una sola facciata, è una sorta di dicotomia tra vita e cuore, tra poesia e realtà, e venne inviata a Campana qualche giorno prima dell’incontro dei primi di agosto a Marradi: da allora nell’epistolario passeranno dal “voi” al “tu”: “Tremo aspettando che tu mi scriva, M’hai amato, quei giorni. T’ho avuto tutto nel primo sguardo, così interamente”.
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SIBILLA ALERAMO RITRATTA DA MARIO NUNES VAIS
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LA FRASE DEL GIORNO
M'hai detto: «Tu non dici: sempre, mai, come le altre». Ma stasera mi sembra che mai io mi sia sentita davanti all'amore una così piccola cosa oscura.
SIBILLA ALERAMO, Lettera a Dino Campana, 7 agosto 1916
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