"Alla Corte di un Imperatore (che visse non importa quando) tra le molte gentildonne di Camera e Guardaroba ce n'era una che, sebbene non fosse di altissimo grado, godeva molto più favore di tutte le altre; così che le Grandi Dame di Palazzo, ognuna delle quali aveva segretamente sperato di essere la prescelta, guardavano con scherno e odio alla nobiluccia che aveva distrutto i loro sogni. Anche più amareggiate erano le sue antiche compagne, le dame meno ragguardevoli del Guardaroba, nel vederla tanto innalzata sopra di loro. Così la sua posizione a Corte, quantunque predominante, la esponeva di continuo alla gelosia e malevolenza; in breve, estenuata da queste meschine angherie, essa cominciò a deperire, facendosi sempre più malinconica e spesso ritirandosi in casa sua".
Comincia così "Storia di Genji" (Genji monogatari), l'opera che viene considerata il romanzo fondatore della cultura classica giapponese. La scrisse una poetessa, Murasaki Shikibu, nell'XI° secolo, completando i 54 libri che la compongono nel 1008. "Storia di Genji" compie quindi mille anni ed è festeggiata un po' ovunque nel mondo: naturalmente il clou è a Kyoto, l'antica capitale imperiale, dove le manifestazioni in suo onore si svilupperanno anche nei primi mesi del 2009 ed è stato realizzato un percorso pedonale sulle orme di Murasaki, fino al tempio Ishyiama, dove la scrittrice è sepolta.
Quello che è considerato il primo romanzo moderno, per i risvolti psicologici che analizza, in realtà dovette sottostare alle ferree regole di un'etichetta di corte e alla complessa grammatica giapponese dell'epoca. Genji è un figlio dell'imperatore Kiritsubo, maestro di danza e seduttore: Murasaki presenta la sua vita amorosa disegnando un quadro più ampio che coinvolge i costumi del tempo, la corte dell'era Heian e le lotte per il potere in un periodo di pace per il Giappone, che consentirà al paese di staccarsi dalla pesante influenza cinese. Il romanzo è infatti scritto in caratteri giapponesi, quelli usati principalmente dalle donne per non apparire saccenti, mentre d'uso comune erano i caratteri fonetici cinesi.
La vita di corte era ben nota a Murasaki, figlia di un alto dignitario che la allevò personalmente, contrariamente ai costumi, dopo la scomparsa della madre: divenuta vedova, divenne dama di corte dell'imperatrice Hakiko, ottenendo l'apprezzamento dell'imperatore Shoshi per la sua vasta cultura. Fu proprio lui a spingerla a scrivere "Storia di Genji". Murasaki vi introduce la poesia e le riflessioni sulla caducità del vivere, sulla transitorietà dell'esistenza, ponendo le basi di un genere che prolifererà soprattutto negli ultimi secoli.
Ritratto di Murasaki
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LA FRASE DEL GIORNO
Chi nell'inverno può sapere se verrà la primavera? Non aspettare il fiore, prendi il ramoscello gemmato e cingilo al tuo capo.
MURASAKI SHIKIBU, Storia di Genji, IV,12
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