È uscito due giorni fa il nuovo album di Franco Battiato, "Fleurs 2". Nonostante il numerale, è il terzo album di cover del maestro siciliano, che aveva volutamente intitolato come terzo il precedente "Fleurs" in spregio delle mode che riproponevano reinterpretazioni di brani altrui - da Baglioni alla Pausini, ai Pooh - seguite al successo del primo album, addirittura del 1999.
Battiato rivisita dei pezzi famosissimi a cavallo tra gli Anni '60 e i '70, rivestendoli di un nuovo abito che si avvale del pianoforte di Carlo Guaitoli, rendendo la tipica atmosfera che il cantautore di Milo ha ricreato già nelle due uscite precedenti. C'è una triste canzone di Sergio Endrigo, autore forse troppo sottovalutato, "Era d'estate", che è una delle mie preferite. Gli altri brani in italiano sono pezzi dell'amico Juri Camisasca ("Il carmelo di Echt" e "La musica muore"), una traduzione da una canzone di Anthony, cantata con l'interprete ("Del suo veloce volo") e un inedito bellissimo, scritto a due mani con Manlio Sgalambro e cantato con Carmen Consoli, "Tutto l'universo obbedisce all'amore".
"E più ti amo" è il ripescaggio di uno dei primissimi 45 giri incisi da Battiato - erano già allora cover affidate a cantanti non ancora famosi e venivano allegati a riviste di enigmistica, tanto che il gruppo di accompagnamento si chiamava "Gli Enigmisti": questa è del 1965, gli autori originali erano Gino Paoli e Alain Barriere. Chiude l'album una canzone a suo tempo scritta per Giuni Russo, "L'addio".
I brani in inglese sono naturalmente diversi dagli originali, e non poteva essere altrimenti. Ma "It's five o'clock" degli Aphrodite's Child, il rhytm & blues di "Sitting on the dock of the bay" di Otis Redding e "Bridge over troubled water" di Simon & Garfunkel sembrano avere una marcia in più rispetto alla pur notevole esecuzione di Battiato. I pezzi in francese invece risentono meno del confronto con l'originale: "Et maintenant" di Gilbert Becaud e "Il venait d'avoir 18 ans" di Dalida, qui anche per la presenza della bella voce di Sepideh Raissadat, cantante iraniana.
In conclusione è un disco che rivela ancora una volta la predilizione di Battiato per gli Anni '60 - anche il suo primo film, "Perduto amore", ricostruiva quel periodo con canzoni e si può affermare che la colonna sonora è in effetti il quarto album dei "Fleurs", sebbene le interpretazioni lì sono affidate anche ad altri. La contaminazione di generi è la base del successo di Battiato: questo suo destreggiarsi tra rock, pop, sufi, elettronica, sperimentalismo, musica classica, opera lirica non è solo sintomo del suo poliedrico tocco d'artista, ma un invito al multiculturalismo, a non chiudersi nel proprio orticello e andare per il mondo a confrontarsi con gli altri.
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LA FRASE DEL GIORNO
Nella musica e nella vita avviene così: all'una come all'altra i silenzi più che gli accordi danno significato.
JULES BARBEY D'AUREVILLY, Le diaboliche
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