Il 13 aprile di duecento anni fa nasceva a Firenze Antonio Meucci, l'inventore di un oggetto che rivoluzionò la storia della comunicazione: il telefono.
Meucci, emigrato in America nel 1831 dopo il suo coinvolgimento nei moti rivoluzionari, trovò lavoro come macchinista teatrale al Tacon Opera House dell’Avana. Lì, osservando il sistema usato dai tecnici per comunicare gli ordini, ebbe la prima idea del telefono, realizzato nel 1854 all‘interno della fabbrica di paraffina da lui aperta a Staten Island. Due anni dopo fu in grado di collegare il laboratorio con la propria abitazione.
Nel 1871 registrò il brevetto per un dispositivo elettrico che era in grado di trasmettere a distanza dei suoni per mezzo di un filo. Purtroppo non riuscì a radunare i fondi necessari per rinnovare la concessione, oggi si direbbe che non trovò lo "sponsor".
Meucci, emigrato in America nel 1831 dopo il suo coinvolgimento nei moti rivoluzionari, trovò lavoro come macchinista teatrale al Tacon Opera House dell’Avana. Lì, osservando il sistema usato dai tecnici per comunicare gli ordini, ebbe la prima idea del telefono, realizzato nel 1854 all‘interno della fabbrica di paraffina da lui aperta a Staten Island. Due anni dopo fu in grado di collegare il laboratorio con la propria abitazione.
Nel 1871 registrò il brevetto per un dispositivo elettrico che era in grado di trasmettere a distanza dei suoni per mezzo di un filo. Purtroppo non riuscì a radunare i fondi necessari per rinnovare la concessione, oggi si direbbe che non trovò lo "sponsor".
L'inglese Alexander Graham Bell ne approfittò e ribrevettò il telefono nel 1876, avviandone l'applicazione industriale su vasta scala e aprendo un contenzioso con l'italiano sulla priorità dell'idea.
Una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1886 riconobbe al povero Meucci la paternità della contestata invenzione, senza però alcun beneficio commerciale. Risultato: ancora oggi esiste la “Bell”.
Dai primi ingombranti e spartani modelli si è giunti, dopo un secolo e mezzo, ai "cordless", ai videotelefoni e ai cellulari. Quel giorno del 1854 a Long Island fu tuttavia Meucci a entrare prepotentemente nella storia cancellando d'un colpo le distanze.
PS Venerdì mi ha telefonato ben tre volte Casini - era lui ma non era lui, insomma era un nastro registrato e mi chiedeva di votare per il suo partito perché lui c’entrava o centrava, non ho capito bene cosa volesse dire - lì ho maledetto l’invenzione di Meucci… Poi, ripensandoci, ho compreso che il male non sta mai nell’invenzione, che sia l’atomica o il telefono, ma nell’uso che se ne fa.
Telefono del 1896
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
È impossibile comunicare la sensazione di vita di qualsiasi parte della propria esistenza - ciò che ne costituisce la verità, il significato - l'essenza sottile e penetrante. È impossibile. Si vive come si sogna - soli...
JOSEPH CONRAD, Cuore di tenebra
1 commento:
tutta presa dalle mie quattro righe in onore del tempio Voltiano proiprio non mi ero accorta dell'anniversario di Meucci...
Il che dimostra che l'Italia non è soltanto patria di poeti, santi e navigatori...(siamo un crogiuolo genetico dorato, dalle mille sfumature!!!)
Posta un commento