MARUJA VIEIRA
SERA, FIORI E FIUME
Amore mio…
Rotolano queste parole
in mezzo al fragore
dell’acqua.
Amore mio…
come un tempo
lascia cadere i suoi fiori gialli
l’albero, il nostro albero.
Sulla riva del fiume
cammino lentamente,
cercandoti.
Sei qui. Lo so.
Sono venuta con la certezza di incontrarti
nella traccia della luce
sulla pietra,
nella canzone distante,
nella torre accesa
dalla sera.
Amore mio
lontano.
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“Lasciami il tuo ricordo, quello di quest’ora / Non importa che tu te ne vada. / Lasciami il ricordo…”: c’è un amore perduto, dolorosamente strappato – vent’anni di esilio dice in altri versi – nella vita della poetessa colombiana Maruja Vieira: lontano, assente, certo ma presente nella memoria, continuamente cercato, inseguito nelle sue tracce sparse qua e là nel ricordo, difeso a spada tratta dalla minaccia dell’oblio.
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DIPINTO DI LEONARD AFREMOV
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LA FRASE DEL GIORNO
Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo.
ISABEL ALLENDE, Paula
Maruja Vieira, pseudonimo di María Vieira White (Manizales, 25 dicembre 1922), poetessa e giornalista colombiana. "Battezzata" così da Pablo Neruda, ha pubblicato quindici libri di poesia, uno in prosa, e diverse colonne su vari giornali colombiani e venezuelani. Il suo lavoro evoca la sua città natale e la sua infanzia; la figura di persone care e di amici.
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