ARMANDO MAZZA
OCCHI
Io guardo nei tuoi occhi come nel vetro del mare ove sciamano
le scaglie variegate di pesci infusi nell’acqua come nel solleone
i tuoi sguardi sono trapani di luce
proiettori di spighe di sole
frantoi concentrici di faville se improvvisamente dischiudi le palpebre
lacche di giostre roteanti
raggiere d’immacolata mosaicate di pietruzze d’arcobaleno
occhi
dipananti ragnatele di fili d’oro
con freschezza tremula di squilli
e zampilli di bengala
se stillate le gemme amarigne del dolore io sgrano le
mie pupille ferine color di menta glaciale e di alga
verdissima degli oceani senza fondo
occhi
sbracianti come fornaci di gioiellerie
v’imprigiono nella bombola di mosto del mio cuore per
le esplosioni sismiche del LIRISMO nella babele del mondo
(da Firmamento, 1920)
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Nel Manifesto tecnico della letteratura futurista si parla, a proposito della gradazione di analogie da incatenare per evocare l’oggetto della poesia, di “acqua ribollente”: è ciò che questi versi del poeta futurista palermitano Armando Mazza richiamano, un fermento continuo, un inafferrabile scomporsi della materia dove riflessi, bagliori e colori si intersecano a formare una rete di immagini per definire gli occhi della donna amata e catturarli infine in poesia.
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IMMAGINE © FANPOP
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LA FRASE DEL GIORNO
Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo.
WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perduto
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