VITTORIO BODINI
CON QUESTO NOME
Amore, cosa chiamo con questo nome
io non sono più certo di sapere.
Se ricerco nel fondo ove s'immerse
il tuo quieto naufragio,
fra i denti degli squali, di quelle sabbie gelosi,
presto riemerge il mio pensiero nudo
al visibile giorno,
con le braccia ferite e qualche filo
d'alga sul corpo, o i ciechi segni d'una medusa.
Ma a sera, se col passo delle fiere
che convengono caute presso lo stagno,
fra gli azzurri veleni che mesce il cielo,
in me come a tremante vetro s'affacciano
le antiche colpe, o errori, o la presente
solitudine, oh allora, come sei
tu stranamente viva sulle mie labbra,
e che stupiti altari la mia voce
odono che si scolpa nelle tenebre
a mia insaputa: O amore, tu sapessi…
(da La luna dei Borboni, 1952)
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Siamo nel pieno dell’ermetismo: questa poesia di Vittorio Bodini apparve il 31 gennaio 1947 su Libera voce e si inserisce nel dibattito epistolare prima e letterario poi in corso con l’amico critico Oreste Macrì. Non è solo la definizione di amore a essere al centro del discorso, ma l’essenza stessa del dire poetico, la difficoltà – o impossibilità addirittura – di comunicare, quella che in Zeta (1969)sarà “questa mano accusativa / che non salva e non placa /che lascia tutto come sta”.
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FOTOGRAFIA © COLOURBOX.COM
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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta passeggia fra i seni altrui / fra lune altrui / ed intanto si interroga sulla propria / statura d'uomo.
VITTORIO BODINI, Zeta
Vittorio Bodini (Bari, 6 gennaio 1914 – Roma, 19 dicembre 1970), poeta, ispanista e traduttore italiano. La sua poesia si distingue per una appassionata adesione alle ragioni storiche e geografiche di un Sud rivissuto con amore-odio, ma sempre poeticamente ricreato con intensa nostalgia, non di rado acuita da esistenziali vicende e soffusa di dolente ironia.
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