Il poeta e critico d’arte spagnolo Josep Palau i Fabre nasceva il 21 aprile 1917 a Barcellona. Vi morirà nel 2008. Narratore, drammaturgo, saggista, massimo esperto di Picasso, fu il principale esponente della letteratura in lingua catalana del dopoguerra, che sviluppò curiosamente per cicli: poesia dal 1942 al 1952, teatro dal 1957 al 1986, narrativa breve dal 1983 al 1996. Ammaliato dall’alchimia, la applica alla poesia, intesa non “come fine a se stessa, ma come mezzo d’esplorazione, o di sperimentazione, come per altri possono essere il microscopio o la musica – come ne medioevo si usavano i metalli”.
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LETTERA
Ti scrivo parole di fuoco con una matita rossa.
Se ti parlo del bacio è già un po' baciarti.
Barcellona, 1940
(da Poesie epigrammatiche, 1940-42)
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LORELEI
La musica dell'acqua
come una bianca donna.
Perché la mia barca
naviga questi luoghi?
Non esiste alba in me
né aria a sufficienza
per farmi più leggera
questa canzone estranea.
23 gennaio 1943
(da Poesie dell'alchimista, 1952)
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LA GRANDE CORSA DEL MARE
a Amàlia Tineo
La grande corsa del mare sempre diversa
(ho navigato la Grecia catalana)
mi attira con le sirene impossibili
e i delfini lucenti – fulgore di spade -
e gli azzurri, sempre più azzurri, delle lontananze.
Adesso navigo in me stesso un’acqua
più nuda e trasparente, più impalpabile.
Un’acqua come aria. Alba
del cuore, in pace, senza barche né onde;
senza delfini né remi, senza funi né scalmi;
un’acqua solo acqua e acqua e acqua.
(da Poesie dell'alchimista, 1952)
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Vedi anche:
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LA FRASE DEL GIORNO
Un poeta non lo scopre nessuno. Un poeta si scopre da sé il giorno che scrive i primi versi buoni.
JOSEP PALAU I FABRE, Pensieri
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