JAMIE McKENDRICK
LÀ FUORI
Se lo spazio comincia in una zona incerta
dove il caso che due molecole di gas collidano
è più raro di un cane verde o di una luna blu
allora nulla è più vicino di così al niente.
Nostalgia per la Terra e la sua atmosfera
fiaccava ossa e carne agli astronauti.
Svegliandoti trovavi un tuo compagno in tuta
che alla domanda: “dove vai”, diceva: “a fare un giro”
e ti toccava dormire tra il suo corpo e la porta a pressione.
Un altro sentiva un cane abbaiare e un bambino piangere
a metà strada dalla luna. Ciò che un tempo era il cielo
ora è un deserto oltre ogni pensiero.
E mai tanto acutamente come da là fuori
chi è perso può sentire la terra come il solo paradiso.
(da Out there, 2012 - Traduzione di Antonella Anedda)
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Gli essere umani sono adatti alla vita sulla Terra, ci sono arrivati attraverso un lunghissimo processo evolutivo. Allontanarsi, volare nello spazio, altera non solo il sistema fisiologico con l’assenza di gravità, ma può causare anche del disorientamento a livello psicologico. È a questo disordine della mente che si riferisce il poeta britannico Jamie McKendrick, partendo da quello spazio esterno per raggiungere il centro stesso di noi.
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SANDRA BULLOCK IN “GRAVITY” DI ALFONSO CUARÓN © WARNER BROS
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LA FRASE DEL GIORNO
La Terra è un paradiso. L’inferno è non accorgersene.
JORGE LUIS BORGES (attribuito)
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