Il 27 giugno 1914 moriva a Roma, stroncato dalla tubercolosi il poeta Giulio Gianelli. Discepolo di Arturo Graf e amico di Guido Gozzano, passava le giornate dando lezioni, spesso senza alcun compenso. Tipica figura crepuscolare, tisi compresa, Gianelli, nato a Torino nel 1879, “guardava la natura con gli occhi di un fanciullo stupito del rosso, del giallo, del verde, del turchino, di tutte le sembianze multicolori" come rileva Carlo Calcaterra. Ma la sua poesia è crepuscolare dall’interno, è grigia non per un gusto letterario, quanto per un sentimento di tristezza vissuta, che trova nell’espressione poetica l’unico sfogo.
VAL SALICE
Autunno, sì gentil melanconia
ricevo dai tuoi ultimi tesori,
che questa valle che tu baci e indori
luogo d’eternità parmi che sia;
dove, a chi giunge dopo lunga via,
odo cantar da un angelo tra i fiori:
«Ecco alfine la patria, esuli cuori,
cessate il pianto della nostalgia».
Vedo, qua e là, delinearsi forme
dal non vivere fatte più leggiadre,
che senza suono avanzano e senz’orme,
ciascuna avvolta nel suo proprio nimbo
di moriente sol... Io, come un bimbo,
con immenso desìo cerco mia madre.
.
.
A COLEI CHE MI SFUGGE
Sappilo, ancor io t’amo;
ma di serpenti imagino il tuo nome
scritto, con bel ricamo,
nel corusco baglior delle tue chiome
E nelle tue pupille,
cerule fonti d’amoroso affanno,
veggo serpi tranquille,
che, fedelmente, covano l’inganno.
T’amo, di te mi struggo;
lo sanno rupi e balze ove deliro;
dalle memorie sfuggo
la tua voce il tuo gesto il tuo respiro.
Ma, balenando il vero,
ergomi fosco e giuro il mio riscatto;
scaglio l’igneo pensiero
a blasfemar nei sogni il tuo ritratto.
Vedi se ti rinnego:
in un canoro spasimo, il disperso
amor dal tuo diniego;
va, brace e fiamma, a crepitar nel verso.
O bella creatura,
giglio che tralignasti a poco a poco,
se per buona ventura
fossi di cera tu com’io son foco,
disfatta in me, non più
riluttante, né ostile alla mia gioia,
contro voglia, anche tu,
impareresti se d’amor si muoia.
.
.
STIGMATE
Questa ruga, che tristezza!
questa mia precoce ruga!
Par un segno di confine,
giovinezza!
Par l’aculeo d’un serto,
che s’annunzia, di spine.
Pare un taglio così fine,
ma s’addentra così forte!
È una stigmate di morte.
Morir? Presto!
tra le vampe del mio sogno:
cuore ed anima, inesausti,
dar, ma subito,
pura essenza d’olocausti.
Oltre gli uomini, oltre il fato,
questo invoco
mio precoce noviziato
nella bianca eternità!
poesia, baci di fuoco
dammi in fronte...
ch’io non arda a poco a poco!
.
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EDWARD MUNCH, “MALINCONIA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Poesia, dove ti trovo! / Sempre fusa con l’amore. / Ah! sei tu tra gli uomini / la presenza del Signore.
GIULIO GIANELLI, Intimi vangeli
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