mercoledì 20 giugno 2012

Sulla sponda d’un fiume


WISŁAWA SZYMBORSKA

NON OCCORRE TITOLO

Si è arrivati a questo: siedo sotto un albero,
sulla sponda d’un fiume
in un mattino assolato.
È un evento futile
e non passerà alla storia.
Non si tratta di battaglie e patti
di cui si studiano le cause,
né di tirannicidi pieni di memoria.

Tuttavia siedo su questa sponda, è un fatto.
E se sono qui,
da una qualche parte devo pur essere venuta,
e in precedenza
devo essere stata in molti altri posti,
proprio come i conquistatori di terre lontane
prima di salire a bordo.

Anche l’attimo fuggente ha un ricco passato,
il suo venerdì prima di sabato,
il suo maggio prima di giugno.
Ha i suoi orizzonti non meno reali
di quelli nel cannocchiale dei capitani.

Quest’albero è un pioppo radicato da anni.
Il fiume è la Raba, che scorre non da ieri.
Il sentiero è tracciato fra i cespugli
non dall’altro ieri.
Il vento per soffiare via le nuvole
ha dovuto prima spingerle qui.

E anche se nulla di rilevante accade intorno,
non per questo il mondo è più povero di particolari,
peggio fondato meno definito
di quando lo invadevano i popoli migranti.

Il silenzio non accompagna solo i complotti,
né il corteo delle cause solo le incoronazioni.
Possono essere tondi gli anniversari delle insurrezioni,
ma anche i sassolini in parata sulla sponda.

Intricato e fitto è il ricamo delle circostanze.
Il punto della formica nell’erba.
L’erba cucita alla terra.
Il disegno dell’onda in cui s’infila un fuscello.

Si dà il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono soltanto sue
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un‘altra, non d’un altro, ma solo sua.

A tale vista mi abbandona sempre la certezza
che ciò che è importante
sia più importante di ciò che non lo è.

(da La fine e l’inizio, 1993 – Traduzione di Pietro Marchesani)

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Non occorre titolo. Perché? Perché è qualcosa che sentiamo dentro di noi: sappiamo per istinto, per atavico retaggio, per ispirazione, che l’importanza delle cose non è sempre misurabile. Stare seduti in silenzio sotto un albero mentre scorre il fiume – in questo caso è la Raba, ma potrebbe benissimo essere l’Adda, il Tevere, l’Arno, il Rodano, la Mosella -  è un momento di per sé insignificante eppure pregno di significati: vuol dire entrare in armonia con la natura e interrogare la parte più profonda di se stessi, quella che nei grandi uffici del centro, negli affollati ipermercati di periferia si nasconde nell’intimo, sopraffatta dal caos, dal rumore, dallo stress, intimorita dalla folla. Non occorre titolo, dunque, come ben sa la poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura 1996.

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CLAUDE MONET, “AU BORD DE L’EAU”

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LA FRASE DEL GIORNO
Passa un secondo. / Un altro secondo. / Un terzo secondo. / Ma sono solo tre secondi nostri.
WISŁAWA SZYMBORSKA, Vista con granello di sabbia




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


2 commenti:

Vania ha detto...

...che TANTO che c'è in questa poesia !!!

...questa Poesia..."È un evento futile
e non passerà alla storia"....non è un evento futile e per alcuni passerà alla storia.

ciaooo Vania

DR ha detto...

cadiamo sempre lì: sul valore che si dà alle cose della vita, alla felicità di niente che teorizzo ormai da anni