Per noi la Fortuna è cieca, lo era anche per i Latini: Cicerone scrisse nel “De amicitia” che “la fortuna non solo è lei stessa cieca, ma rende ciechi anche coloro che abbraccia”. I Greci analogamente sostenevano, come Menandro nel monostico 741 J, che “la fortuna è un essere cieco e disgraziato”, così come la ricchezza, che della fortuna è spesso sorella.
Ma nell’antica Roma si paragonava anche la fortuna a una ruota – analogia che oggi talvolta si sente usare per le vicende della vita. Albio Tibullo coglie questa volubilità in una delle sue elegie: “La fortuna si muove con il giro veloce di una ruota leggera”. Esempi simili si trovano in Cicerone, che parla di un “giro di danza” nell’orazione contro Pisone, e in vari passi di Ovidio: “con passi ambigui e volubili cammina la fortuna”. Il greco Menandro scrive di una fortuna che “volge tutto”.
“La ruota della fortuna”, oltre a essere un quiz molto longevo, è anche una locuzione medievale documentata nei Carmina Burana (“tu ruota volubile”) e in Bartolino da Padova, che esegue una crasi tra i due modi di dire: “Qual lege move la volubel rota, / Fortuna cieca?”. Dante nel XV canto dell’Inferno così si rivolge a Brunetto Latini: “Però giri Fortuna la sua rota / come le piace, e il villan la sua mazza”.
Allora, pronti a tentare la fortuna con il Superenalotto? Se vincete, ricordatevi con Publilio Siro che “la fortuna è di vetro: proprio quando riluce si rompe”.
Ruota della fortuna, antica incisione
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LA FRASE DEL GIORNO
Quella che van chiamando col nome di Fortuna è una femmina ubriaca e volubile, e soprattutto cieca, per cui non vede quello che fa, e non sa chi è che abbatte e chi è che innalza.
MIGUEL DE CERVANTES, Don Chisciotte
2 commenti:
Questo dimostra che la fortuna, in natura, non esiste: non a caso, è associata ad una figura (la ruota) che la natura non ha creato.
Queste asinerie son proprie solo dell'uomo.
Potremmo chiamarla Caso o Fato, la dea della coincidenza.
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