"Il vento soffia sulla terra nuda, secco in estate, gelido d'inverno. Qui non è mai cresciuto nulla se non quattro reticolati". Questo era il destino che attendeva Aleksandr Solzenicyn appena tornato dalla guerra: otto anni in un campo di concentramento staliniano, un famigerato gulag, quello di Ekibastuz, in Kazakistan. Chissà quale grave reato deve aver commesso lo scrittore russo per meritarsi i lavori forzati ed essere costretto a trasformarsi in minatore, operaio fonditore, muratore... Semplicemente, in una lettera privata a un amico del febbraio 1945 osò criticare il dittatore sovietico Stalin.
Da quell'esperienza terribile Solzenicyn, scomparso nel 2008 a 90 anni, trasse "Una giornata di Ivan Denisovic", lucida e cruda analisi di quello che succedeva nei gulag. Lo scrittore, che nel romanzo muta la sua sigla identificativa Щ-262 in Щ-854 e assume il nome di Zhukov, un commilitone del fronte russo, denuncia quello che ha patito sulla sua pelle, senza comprendere bene, come molti altri, il suo reato. Solzenicyn usa lo stilema già adoperato da Joyce per il suo "Ulisse", concentrare il racconto in una sola giornata, ma quanto diverso è il trascorrere del tempo da quello di Bloom! Ivan Denisovic Zhukov si sveglia con il battere di un martello su un pezzo di rotaia. Comincia lì la giornata, nel freddo insopportabile, con le lunghe marce per raggiungere il luogo deputato ai lavori forzati, con il cibo razionato. Non c'è spazio per la fantasia nel grigiore del campo: l'unica forma di libertà è poter dire a un compagno che elogia il cinema staliniano di Eisenstein che "un genio non piega mai la sua interpretazione al gusto di un tiranno!" Proprio quello che Solzenicyn non fece.
Un'opera di denuncia con il passare del tempo certo sposta l'obiettivo più sull'aspetto letterario che su quello politico, ma "Una giornata di Ivan Denisovic" resta come una testimonianza degli orrori dell'Unione Sovietica staliniana e del terrore che ogni dittatura ha del libero pensiero, svincolato da ogni inchino al potere e capace di subire terribili sofferenze in nome della verità.
© Evstafiev
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LA FRASE DEL GIORNO
La letteratura trasmette esperienze pregnanti... da generazione a generazione. In questo modo la letteratura diventa memoria vivente di una nazione intera.
ALEKSANDR SOLZENICYN
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