JUAN RAMÓN JIMÉNEZ
PUERTO REAL
A Cadice, annottare scarlatto,
28 gennaio
Fa paura il ricordarsi
dei morti istanti
in cui fummo felici!
Reca
la memoria, con ciascuno di essi
- come in un vento grande
di aridità e rovina -,
la sua terra e il suo alone...
E son paludi secche, sali
rossi, alte lagune che credemmo mari!
(da Diario de un poeta reciencasado, 1916)
Sono illusioni ormai le nostre memorie. Almeno così in un rosso tramonto invernale giudica Juan Ramon Jiménez, in attesa di imbarcarsi per l’America nel 1916. Lui, il “poeta dell’istante”, rimane sgomento davanti a questa constatazione, alla consapevolezza che i ricordi restano confinati nel passato, e se erano lande verdeggianti ora non possono essere altro che aridi deserti…
Questa poesia mi rammenta un breve racconto di Dino Buzzati, da “Le notti difficili”: un uomo vede un corriere caricare sul camion un grosso pacco uscito dalla sua casa; lo insegue con l’auto e finalmente lo raggiunge in una discarica dove il trasportatore getta il pacco su una catasta di altri, tutti uguali. Sono i giorni perduti, tutti i giorni vissuti, uno sull’altro: l’uomo ne apre qualcuno e si intenerisce per quello che avrebbe dovuto fare e non ha fatto, come accudire il fratello malato in ospedale, dire una parola alla fidanzata che invece se ne è andata, passare del tempo con il vecchio cane fedele che ha trascurato. Chiede se è possibile avere almeno quei tre, ma il corriere fa un gesto vago a dire che non è possibile e svanisce, insieme con i pacchi.
Insomma, non c’è nulla da fare: i ricordi sono la nostra vita, non possiamo abbandonarli. Come scrisse Hermann Hesse in “Pellegrinaggio d’autunno”, «Credo anch'io che la nostra vita e le nostre percezioni si sviluppino a partire da un groviglio di ricordi sommersi. Forse quello che chiamiamo anima non è se non l'insieme di questi oscuri detriti di ricordi».
Corinne Orazietti, “Tidal pools”
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LA FRASE DEL GIORNO
I ricordi ci uccidono. Senza memoria, saremmo immortali.
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante
Juan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.
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