Le prime poesie di Pier Paolo Pasolini nacquero in dialetto, nella lingua della sua terra, il Friuli: fu lui stesso a dichiarare che questa scelta serviva a rendere la purezza rustica e cristiana di quel sistema linguistico. Del resto il mondo di Pasolini era quello contadino, che rifletteva con la sua diversità sociale i tormenti del giovane poeta. E quel mondo che di per sé era costretto ad una vita difficile, era sconvolto anche dalla bufera della guerra. Pasolini parla la sua lingua, comincia a intravedere il bisogno di sperimentare in letteratura servendosi di quelle parole arcane e al contempo così chiare, discese dai padri.
Ma, come rileva anche Gianfranco Contini, nella "Letteratura italiana", l'uso del dialetto è assolutamente simbolistico, ben lontano dal verismo ottocentesco: «Egli può tradurre in friulano da Rimbaud o da T.S. Elliot o far tradurre da Juan Ramón Jiménez, ed esperire squisite variazioni in vernacoli di singole località, sempre sullo sfondo di un dialetto non identico al friulano "ufficiale"».
“Ogni immagine di questa terra, ogni volto umano, ogni battere di campane, mi viene gettato contro il cuore ferendomi con un dolore quasi fisico. Non ho un momento di calma, perché vivo sempre gettato nel futuro: se bevo un bicchiere di vino, e rido forte con gli amici, mi vedo bere, e mi sento gridare, con disperazione immensa e accorata, con un rimpianto prematuro di quanto faccio e godo, una coscienza continuamente viva e dolorosa del tempo” scrisse lo stesso Pasolini, che aveva girovagato per l'Italia ma che lì ritrovava le radici.
DILI
Ti jos, Dili, ta li cassis
a plòuf. I cians si scunìssin
pal plan verdùt.
Ti jos, tai nustris cuàrps,
la fres-cia rosada
dal timp pirdùt.
DILIO
Vedi, Dilio, sulle acacie
piove. I cani si sfiatano
per il piano verdino.
Vedi, fanciullo, sui nostri corpi
la fresca rugiada
del tempo perduto.
(da Poesie a Casarsa, 1943)
AGRESTE N. 3
A sgrìsulin, a ùitin, a piulin
als, als, als, tal sèil i usiei.
La neif tai mons a brila
alta tsal sèil. I usiei
in-t-al çaldùt dal nul
a clamin
tan prin soreli a clamin
la primavera.
Trillano, cinguettano, pigolano,
alti, alti, alti nel cielo gli uccelli.
La neve sui monti brilla
alta nel cielo. Gli uccelli
nel calduccio del nuvolo,
chiamano,
nel primo sole chiamano,
la primavera.
(da Poesie disperse)
BIBLIOGRAFIA DIALETTALE DI PASOLINI
Poesie a Casarsa, Mario Landi, Bologna, 1942
La meglio gioventù, Sansoni, Firenze, 1954
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LA FRASE DEL GIORNO
Solo nella tradizione è il mio amore.
PIER PAOLO PASOLINI, Poesia in forma di rosa
Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975), poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista.
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