mercoledì 25 marzo 2009

Giuseppe Bonaviri


Lo scrittore e poeta siciliano Giuseppe Bonaviri è morto la scorsa domenica a Frosinone. Cardiologo, era nato a Mineo, nel Catanese, l'11 luglio 1924, e aveva fatto della Sicilia il punto di partenza di tutta la sua opera, piccolo microcosmo che si è espanso nelle pagine con la sua aura popolare e arcaica, con le sue formule, le sue filastrocche, il suo dialetto e i suoi neologismi. Da quei mondi che sono visibili in superficie, Bonaviri scendeva negli anfratti, alla ricerca del magico e dell'arcano, delle suggestioni, dell'essenza divina.




L'opera più nota di Giuseppe Bonaviri è senz'altro Il sarto della Stradalunga, romanzo del 1954 che dipinge la storia di un sarto e della sua famiglia in un arcadico scenario dei monti Erei, che fece dire ad Elio Vittorini: "Il valore poetico del romanzo è però in qualcosa di più profondo: nel senso delicatamente cosmico col quale l'autore rappresenta il piccolo mondo paesano su cui c'intrattiene, trovando anche nelle erbe e negli animali, nei sassi nella polvere, nella luce della luna o del sole, un moto o un grido di partecipazione alle povere peripezie del sarto e dei suoi".

La descrizione di Vittorini ben si attaglia anche alle poesie di Bonaviri: la grazia poetica si nutre di arcaismi, di scene arcadiche, di rappresentazioni dei pupi, di antichi miti religiosi, di terra e di polvere; la memoria si vela di un rimpianto affettuoso dove anche la natura si erge a protagonista, in una "carnalizzazione dei processi meteorologici", come rilevato da Giacinto Spagnoletti.



da "O corpo sospiroso", 1982

RACCOLTA DI CHIOCCIOLE

Dopo che piovve abbondantissimamente
sull'altopiano in sassi crisopazi
e cantò la civetta dall'albero millicucco,
i due ragazzi e le tre bambine
andarono in cerca - con lumelli
di luna nel paniere -
di chiocciole, lumachelle e grilli.
Orlando giovane paladino errante
addormentato nella casa
per la finestrella mandava fortissimo
lo scintillio delle armi. La madre
dei ragazzi per l'aperta campagna
già in sera pregava la terra
e l'onnipotente Dio Macone.


*

PICCOLA SINFONIA

Chitarra suonava fanciullo
nel paese in meriggio addormentato;
in eco, zufolo sul monte.
In ghirlanda di roselle
e giacinto girava l'equatore;
senza gas e idrogeno era
piano piano in espansione il mondo..

(Tra la galassia d'Andromeda e quella del Granchio
si sentano, in sottofondo, suono, e suonelli, di violino,
tromba, piatti, arco e viola.)



da "I cavalli lunari", 2004

CHI SONO NEL POMERIGGIO?

Nel pomeriggio son fogliolina
tremula di carrubo,
ma del carrubo di Camuti
dove dolce risuona il vento.

Vi si posano colombi infreddoliti
becchettandone le foglie gialle
morenti, ed io prego l’Infinito
Iddio fogliuto perché mi reinnervi.

Sul noce crescono dentro le galle
formicolanti piccole larve,
io risucchio linfa dalle zolle, e, o Dio!,
ritrémulo in ispavento nel carrubo.



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IL BIANCHISSIMO VENTO


dal documentario "Bonaviri ritratto" di Massimiliano Perrotta





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LA FRASE DEL GIORNO
L'enigma è ciò di cui non scorgiamo né principio né fine, ciò che dura oltre la vita.
GIUSEPPE BONAVIRI, La Beffarìa




Giuseppe Bonaviri
(Mineo, 11 luglio 1924 – Frosinone, 21 marzo 2009), scrittore e poeta italiano. Medico, autore di accesa inventività linguistica, più volte candidato al premio Nobel, ha trasferito nella sua narrativa una percezione vivissima della dimensione corporale e della natura.


4 commenti:

giardigno65 ha detto...

Bellissimo post

DR ha detto...

Grazie. Anche se gran parte del merito è da ascrivere alle poesie di Bonaviri...

Un saluto zen ;)

Daniele

Anonimo ha detto...

che meraviglia...non conoscevoBonaviri: mi devo dar da fare per recuperare al più presto

Luciana

DR ha detto...

Direi che merita, soprattutto se si è avuta la fortuna di visitare la Sicilia.