CHARLES TOMLINSON
LAGO DI COMO
Qui il sole deve prima attraversare una foschia
che inghiotte intere montagne. Come sarebbero solitarie,
quelle montagne, senza la nostra presenza.
Perché noi possiamo restituire con parole
le loro superfici, i loro bianchi che assorbono tante
sfumature, superfici che accolgono tanta ombra
nei loro crepacci e fenditure, e tuttavia marezzano
di luce il lago sottostante, cosicché le montagne
poggiano su colonne che attraversano le acque,
su colonne ondulate in scaglie d'oro e di bianco.
Questo è il racconto rinviato alle montagne
e, come inizia la sera, va ridetto
a queste vette in preda al bianco fuoco d'un sole
che è già al tramonto, e non è ancora
andato giù dietro la riva più lontana le cui balze
si stanno sollevando in una nera silhouette.
Di Charles Tomlinson avevamo già visto una poesia su Varenna, tratta dalla raccolta "in Italia": continuiamo a seguire i suoi passi di poeta inglese nel "gran tour" nel Belpaese che è divenuto nei secoli un'avventura anche immaginaria di molti letterati-viaggiatori, da Goethe a Stendhal. Con Tomlinson andiamo oggi ad affacciarci in un qualsiasi paese del Lario, da qualche parte dove si vede il lago con la sua corona di monti. Le montagne, dunque, e il loro riflesso, in un gioco di specchi in cui non si capisce dove sia l'originale e dove la copia: solo le onde causate dalla breva o da qualche battello riescono a smuoverle su quella superficie disegnando un colorato caleidoscopio sempre in movimento. Come la lavandaia che nella canzone "Akuaduulza" di Davide Van De Sfroos "sfrèga i pàgn e 'l riflèss di muntàgn", anche noi possiamo allungare una mano nell'acqua e scompaginare quei monti nella luce del tramonto. Dopo pochi secondi, si riformeranno...
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
In tutte le cose della natura c'è qualcosa di meraviglioso.
ARISTOTELE, Le parti degli animali, I, 5
Nessun commento:
Posta un commento