Adagiato tra le verdi colline della Brianza e l'Adda, nel territorio del comune di Olginate, a pochi chilometri da Lecco, sorge un paese fantasma, una follia a metà tra un'intuizione futurista e un sogno disneyano: è il villaggio di Consonno, che negli Anni '60 ebbe notorietà per un progetto fantastico e delirante: la trasformazione di un paesino in una città dei divertimenti, una piccola Las Vegas brianzola.
Fu all'inizio del 1962 che il conte Mario Bagno, un sessantenne nato a Vercelli si comprò tutte le case di Consonno, piccola frazione con radici nel medioevo, per la cifra di 22 milioni e mezzo di lire. L'esca appetibile che aveva usato per ottenerle fu la promessa di realizzare una strada che unisse il nuovo borgo con Olginate. In breve le ruspe e le gru si misero al lavoro con l'euforia e l'alacrità tipica degli Anni '60: il kitsch del conte Bagno, imprenditore edile che in un'intervista d'epoca a Camilla Cederna confessava di recuperare lì "tutto il materiale che ho in giro", era una ossessione pop. Sorsero un fortilizio marocchino, una balera a forma di Alhambra, un minareto che svettava sul palazzo orientale che fungeva da cimitero - in realtà era solo un sistema ingegnoso per nascondere il serbatoio dell'acqua - mischiati a una grotta con la Madonna, a pozzi medioevali, a colonne classiche e rocce finte, a una Venere dipinta di rosso, a macigni blu, a fioriere variopinte, a cascate policrome, paesaggi cinesi e giapponesi, scene da "Mille e una notte". Intanto gli abitanti del paese diventarono baraccati ed i primi turisti iniziarono a giungere, attratti da questo luna-park postmoderno non distante da Milano. Una distruzione ambientale e paesistica che oggi sarebbe inconcepibile.
Comunque, qualcosa non andò per il suo verso: arrivarono gli Anni '70 di crisi e di disagio. Una frana pose fine al progetto del conte Bagno, originata dalle colate di cemento riversate sulla collina: la strada che portava a Consonno fu interrotta, il paese dei divertimenti isolato. Bagno ormai era anziano, provò un'ultima carta negli Anni '80 per rilanciare l'idea e trasformare il parco del kitsch in una casa di riposo, prima di rinunciare e morire ultranoventenne. Qualche anno fa un "rave" portò ulteriore devastazione.
La frana fortunatamente ha risparmiato alla vista i nuovi progetti, rimasti sulla carta: un castello, un café chantant, un portico in stile tirolese. Ora qualcosa si muove, il comune di Olginate valuta come riqualificare il paesino, magari conservando qualche elemento del passato recente, aprendo ad una vocazione agrituristica. Una sfida per far dimenticare lo scempio ambientale e cancellare le rovine che fanno - al momento - della "Las Vegas brianzola" un paese fantasma. È da quello che è rimasto dell'antica frazione che Consonno dovrebbe rinascere: la chiesa di San Maurizio e la canonica, miracolosamente scampate al vanaglorioso programma del conte Bagno.
Il minareto di Consonno, oggi
(Fotografia © Marco Sbroggiò)
UN SITO COMPLETO SU CONSONNO
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LA FRASE DEL GIORNO
C'è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia.
ALBERTO MORAVIA, I racconti, L'avaro
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