OLAV H. HAUGE
HO TAGLIATO IL GRANDE MELO
Ho tagliato il grande melo
davanti alla finestra.
Mi bloccava la vista, questo era un motivo,
anche d'estate la stanza era buia,
e poi al mercato della frutta non volevano
più le sue mele.
Ho pensato a cosa avrebbe detto mio padre,
gli piaceva quel melo.
Ma l'ho tagliato.
Tutto è diventato più luminoso,
posso vedere tutto il fiordo
e seguire meglio ciò che accade
in tutte le direzioni,
la casa ora è più visibile,
è meglio esposta.
Non voglio ammetterlo,
ma mi manca il melo.
Non è più come prima.
Ci proteggeva dal vento
e ci dava buona ombra,
il sole filtrava tra i rami fino al tavolo,
e la notte mi sdraiavo
ad ascoltare il fruscio del fogliame.
E le mele,
non esistono mele migliori in primavera,
hanno un sapore così aromatico .
Mi fa male ogni volta che vedo il ceppo,
quando sarà marcito lo scaverò dal terreno
e lo taglierò per farne legna da ardere.
(da Chiedi al vento, 1971)
.
Abbiamo visto la poetessa statunitense Mary Oliver compiere la scelta contraria: evitare di tagliare il noce nero davanti casa in nome dei ricordi della famiglia e dell'affetto per il vecchio albero. Il poeta norvegese Olav H. Hauge invece quell'albero avito - un melo - lo taglia e per metà della poesia sembra convincersi di aver fatto la scelta giusta valutando i "pro". Ma, ahimè, ci sono anche i "contro" e sono proprio questi a lasciare infine un amaro e doloroso rimpianto.
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GINETTE CALLAWAY, "ALBERO DI MELE"
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LA FRASE DEL GIORNO
Gli alberi sono le colonne del mondo, quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi
PROVERBIO DEI NATIVI AMERICANI
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Olav Håkonson Hauge (Ulvik, 18 agosto 1908 – 23 maggio 1994), traduttore e poeta norvegese. Giardiniere, uomo di grande cultura, tradusse in lingua nynorsk Blake, Brecht, Celan, Hölderlin e Sylvia Plath. La sua è poesia modernista, che invade il territorio della poesia concreta.
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