KARMELO C. IRIBARREN
LE CITTÀ
Mi piacciono le città, le loro piazze,
le loro strade, i loro angoli,
sedermi nella terrazza di un bar
con un caffè davanti
e lasciare che il tempo passi,
senza fare nulla, senza fretta,
osservando questo e quello,
e poi andare in libreria e rovistare
un po' tra gli scaffali,
e se c'è un fiume, attraversare il ponte
e ripetere la stessa operazione dall'altra parte.
Mi piace stare da solo tra la gente,
non essere nessuno, non dover andare in nessun luogo
ma poter andare in tutti.
Mi piace la prima volta che mi guardo
allo specchio del bagno dell'hotel,
quel momento di suspense,
appena arrivato, in cui
non sai se apparirà il tuo viso
o quello dell'ultimo ospite, ancora intrappolato
nel ricordo dell’argento.
Mi piacciono i parchi urbani e i canali,
passeggiarvi accanto,
soprattutto in autunno.
Mi piacciono le città, sì: camminare.
guardare, vivere, innamorarmi
di quella donna col vestito rosso…
(da Le luci interiori, 2013)
.
Le città hanno un loro fascino particolare – ha ragione il poeta basco Karmelo C. Iribarren – soprattutto quelle dove non siamo mai stati e dove andare alla scoperta diventa un’emozione, senza vincoli, senza limiti di tempo, vagabondare e perdersi. Ma anche in città già note, sorprenderle cambiate nel corso delle stagioni, attraversare strade e piazze, parchi e canali.
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DIPINTO DI ALEXEY BUTYRSKY
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LA FRASE DEL GIORNO
Una città deve essere un posto dove puoi ottenere tutto e fare qualsiasi cosa, o niente.
HERBERT EUGENE CAEN, The San Francisco Chronicle, 31 ottobre 2010
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Karmelo C. Iribarren (San Sebastián, 19 settembre 1959), poeta spagnolo. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie B, Dal fondo del bar, Ondata di gelo, Attraversando la notte, La pelle della vita.
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