GIORGIO CAPRONI
IL MARE BRUCIA LE MASCHERE
Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.
Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l’arte d’esistere.
(da Cronistoria, 1943)
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E dunque è Carnevale, per quanto ormai la tipica follia carnascialesca sembra essersi espansa a tutto l’anno contraddicendo il motto latino “Semel in anno licet insanire”. E le maschere vengono indossate tutti i giorni, vengono portate con disinvoltura non solo nei social network dove si può essere altro da quello che si è, ma anche nella vita vera, negli uffici, nelle relazioni amorose, nei rapporti personali. La bella poesia di Giorgio Caproni è uno dei primi mattoni nella sua ricerca metafisica: è difficile districarsi tra illusioni o certezze e in un mondo di maschere infine l’unico modo di celarsi è quello di non indossarne.
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FOTOGRAFIA © WALLPAPERSDOT
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LA FRASE DEL GIORNO
Durante il Carnevale, l'uomo mette sulla propria maschera un volto di cartone.
XAVIER FORNERET, Senza titolo
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.
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