venerdì 14 dicembre 2012

Spettrale cristallo


SERGIO SOLMI

LA ROSA GELATA

La rosa
che l’inverno dischiuse,
svolse, innervò, arricciò,
vetrificò
d’incarnatini zuccheri, venò
d’impercettibile sangue. Fissata
nel suo gelo oltrevita, la penso
perfetto emblema d’un giorno, a disfarsi
non destinata foglia
dopo foglia nel molle
sfacelo delle stagioni, ma come
aereo, spettrale cristallo, di colpo
a frangersi.  

(da Dal balcone, 1968)

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Una rosa fiorita nel cuore dell’inverno, rimasta prigioniera dell’inclemenza della stagione: come ibernata, fatta vetro dal ghiaccio della notte, cristallizzata nella sua bellezza, nei suoi colori che contrastano con il monotono bianco-bruno del giardino. Al poeta reatino Sergio Solmi fa pensare a come finiscono i giorni – non il largo giro delle stagioni che si sfogliano a poco a poco – ma un improvviso frantumarsi di un caduco cristallo.

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FOTOGRAFIA © DESKTOP NEXUS

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LA FRASE DEL GIORNO
Non è più la morbidezza del fiore, ma vi è del grano disseccato, pieno, fecondo, che rende sicura la stagione invernale
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HONORÉ DE BALZAC, Un principe della Bohème




Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981),  scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.


3 commenti:

Paolo ha detto...

Mmmmm....Poesia faticosa e arzigogolata, e che ricorda la feroce pratica di congelare rose con orrendi liquidi criogeni.
Sei scarso...

Vania ha detto...

..l'accorgersi di quella rosa..darle STORIA...darle caldo/parola...in questo freddo/ghiacciato/silenzioso inverno.

ciaoo Vania

DR ha detto...

Paolo, sul barocchismo esagerato di Solmi ti do ragione, Eppure, quando calca un po' meno la mano è capace di scrivere cose come questa "Preghiera alla vita":

Perché più bruci, per meglio sentirti, / perché sempre il cuor mi divida / il tuo taglio assetato di lama, / perché la notte smanioso
/ invano a cercarti io mi dibatta /
e mi raggiunga l'alba / come una morte amica, / tregua non darmi, mia vita, / lasciami l'umiliata povertà, / le nere insonnie, le cure ed i mali. (...)