CLAUDIA LARS
LETTERE SCRITTE QUANDO SCENDE LA NOTTE
I
Il tempo è tornato indietro — per un istante —
Nella casa dove la mia gioventù
Voleva mangiarsi il cielo.
Il resto lo conosci bene…
Vennero altri con le loro parole
E i loro corpi,
A cercarmi dolorosamente
O a lasciare la nebbia del viaggio
Nelle mie povere mani.
Il resto è silenzio…
Oggi ho le tue poesie nelle mie lacrime
E l’atteso messaggio — così tuo —
Entra nel mio cuore dopo mille anni di assenza.
Il resto è possedere questo miracolo
E sentirmi sulla riva del Gran Sogno
Come una rosa nuova.
"Dammi la tua mano, infine, per sempre"…
III
Avrei potuto vivere vicino a te
Dolcemente
E accendere la lampada e sedermi
Nell’ampia poltrona profumata di tempo.
Avrei potuto cogliere una rosa
E metterla sula tua scrivania
O ricamare a metà pomeriggio
Una tovaglia a fiori.
È avvenuto il contrario:
Andai lontano e sola
- Tremendamente sola -
perché non volesti accompagnarmi.
Ma gli andirivieni su quelle strade
Quanto mi insegnarono a conoscere me stessa!
VI
Se tutto fosse diverso
Io non avrei un lungo viaggio negli occhi
E versi e versi
In questa solitudine…
Se tutto fosse diverso
Io sarei al tuo fianco del tutto felice
E metà della tua anima.
(da Lettere scritte quando scende la notte, 1974)
.
Se tutto fosse diverso… Quante volte abbiamo costruito le nostre vite con i se, quante esistenze alternative abbiamo sognato o immaginato senza avere o trovare la forza di viverle – anche per contingenze del tutto estranee al nostro potere. È questo pensiero che mette in versi la poetessa salvadoregna Claudia Lars, ricordando il suo primo amore, il poeta nicaraguense Salomón de la Selva, con cui ebbe una relazione interrotta dai suoi genitori, che la inviarono negli Stati Uniti: ormai avanti negli anni, tornata nella casa paterna, ripercorre quell’amore in quei luoghi che lo videro svilupparsi e sulle poesie a lei dedicate.
.
ANNA PALK, “LA LETTERA”
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Qualcuno ha detto molto giustamente: «Io sono quello che non ho fatto». Con questo si deve intendere che gli atti che non abbiamo compiuto, per il fatto stesso che vi pensiamo di continuo, sono il solo contenuto del nostro essere. In altri termini, io sono i miei rimpianti.
EMIL CIORAN, Quaderni 1957-1972
Nessun commento:
Posta un commento