Due giorni fa si è spento in una clinica di Roma il poeta Elio Pagliarani, uno dei grandi artefici dello sperimentalismo italiano, fondatore della neoavanguardia e del Gruppo ‘63. Nato a Viserba nel 1927, insegnò alle scuole professionali prima di diventare giornalista all’Avanti e collaboratore delle riviste letterarie.
Sperimentale dunque, ovvero rivoluzionario. E la rivoluzione per Pagliarani fu il linguaggio, che iniziò a prescindere dal lirismo con inserti colloquiali e addirittura tecnici e costruisce il cosiddetto “parlare in versi” con un tono recitativo dove la poesia riesce comunque ad emergere, liberandosi da ogni condizionamento artificioso e letterario. Un altro punto rivoluzionario fu l’oggettivazione dei versi, la loro spersonalizzazione, l’indipendenza dalla “tirannia dell’io”.
Il capolavoro di Pagliarani, del quale questo blog ha già proposto Se domani ti arrivano dei fiori e Che ci portiamo addosso il nostro peso da Inventario privato, è il lungo “romanzo in versi” La ragazza Carla, un poemetto che segue la vita di una ragazza di periferia di 17 anni nella Milano uscita dalla guerra alle prese con il rilancio economico e con l’altro lato della medaglia, l’alienazione e la burocrazia aziendale; e in epigrafe Pagliarani non a caso mette questa chiosa a spiegare il senso dell’opera: “Un amico psichiatra mi riferisce di una giovane impiegata tanto poco allenata alle domeniche cittadine che, spesso, il sabato, si prende un sonnifero, opportunamente dosato, che la faccia dormire fino al lunedì. Ha un senso dedicare a quella ragazza questa «Ragazza Carla»?”. Sullo sfondo compare come un bassorilievo la vicenda amorosa in divenire della ragazza, colta nel delicato passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta: “la moderna educazione sentimentale, cioè come si impara o non si impara a crescere”, come precisò il poeta.
da LA RAGAZZA CARLA, 1962
I, 1
Di là dal ponte della ferrovia
una traversa di viale Ripamonti
c'è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.
Il ponte sta lì buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente che cammina
i camion della frutta di Romagna.
Chi c'è nato vicino a questi posti
non gli passa neppure per la mente
come è utile averci un'abitudine
Le abitudini si fanno con la pelle
così tutti ce l'hanno se hanno pelle
Ma c'è il momento che l'abitudine non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
o fa contatto
o prende la tangente
allora la burrasca
periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due mani
che piombano sul petto
Solo pudore non è che la fa andare
fuggitiva nei boschi di cemento
o il contagio spinoso della mano.
.
II, 1
Carla Dondi fu Ambrogio di anni
diciassette primo impiego stenodattilo
all'ombra del Duomo
Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
sia svelta, sorrida e impari le lingue
le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
capisce dove si trova? TRANSOCEAN LIMITED
qui tutto il mondo...
è certo che sarà orgogliosa.
Signorina, noi siamo abbonati
alle Pulizie Generali, due volte
la settimana, ma il Signor Praték è molto
esigente - amore al lavoro è amore all'ambiente - così
nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
sarà sua prima cura la mattina.
UFFICIO A UFFICIO B UFFICIO C
Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno
adesso che lavori ne hai diritto
molto di più.
S'è lavata nel bagno e poi nel letto
s'è accarezzata tutta quella sera.
Non le mancava niente, c'era tutta
come la sera prima - pure con le mani e la bocca
si cerca si tocca si strofina, ha una voglia
di piangere di compatirsi
ma senza fantasia
come può immaginare di commuoversi?
Tira il collo all'indietro ed ecco tutto.
.
III, 7
Nerina ha voglia di ridere, perché ride ogni tanto
adesso, con il figlio, Carla ha la faccia seria mentre provano
allo specchio, mentre Nerina insegna e Carla impara
a mettere il rossetto sulle labbra: ci deve essere in un cassetto
un paio di calze di nylon, finissime
bisogna provarle.
Questo lunedì comincia che si sveglia
presto, che indugia svagata nella piazza
prima di entrare in ufficio, che saluta
a testa alta «Buongiorno» con l'aggiunta
«a tutti», che sorride cercando Aldo con gli occhi
che gli dice «Bella la ragazza e come
attenta ai tuoi discorsi», che incomincia - forse - il lavoro
fresca
Quanto di morte noi circonda e quanto
tocca mutarne in vita per esistere
è diamante sul vetro, svolgimento
concreto d'uomo in storia che resiste
solo vivo scarnendosi al suo tempo
quando ristagna il ritmo e quando investe
lo stesso corpo umano a mutamento.
Ma non basta comprendere per dare
empito al volto e farsene diritto:
non c'è risoluzione nel conflitto
storia esistenza fuori dell'amare
altri, anche se amore importi amare
lacrime, se precipiti in errore
o bruci in folle o guasti nel convitto
la vivanda, o sradichi dal fitto
pietà di noi e orgoglio con dolore.
.
.
.
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LA FRASE DEL GIORNO
È nostro questo cielo d'acciaio che non finge / Eden e non concede smarrimenti, / è nostro ed è morale il cielo / che non promette scampo dalla terra, / proprio perché sulla terra non c'è / scampo da noi nella vita.
ELIO PAGLIARANI, La ragazza Carla e altre poesie
Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012), poeta e critico teatrale italiano. Tra i principali esponenti della neoavanguardia, fu uno dei protagonisti del Gruppo '63, all'interno del quale occupò tuttavia una posizione autonoma e personale. La sua poesia nasce dalla cronaca e dalla vita quotidiana.
4 commenti:
Meraviglioso sentirlo recitare i suoi versi...
sì, l'ho visto su YouTube
...quante persone ad oggi hanno paura/schivano la domenica cittadina o no....e credo (purtroppo) che ne aumenteranno con il passare degli anni.
ciaooo Vania
Mi sa che andando avanti così la domenica sparirà: già l'ultima pensata di Monti e soci del suo governo ha ridotto la giornata di festa a un vano orpello, a un peso da cancellare in nome del dio lavoro. Ma il settimo giorno, anche qualcuno "molto in alto" si riposò...
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