sabato 29 ottobre 2011

In esilio sulla terra

 

CHARLES BAUDELAIRE

L’ALBATRO

Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano albatri, grandi uccelli di mare,
che seguono,indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli amari abissi.

Appena deposti sulla tolda, questi                              
re dell' azzurro, vergognosi e timidi,
se ne stanno tristi con la grandi ali bianche
penzoloni come remi ai loro fianchi.

Che buffo e docile l' alato viaggiatore!
Poco prima così bello, com'è comico e brutto
Uno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro, zoppicando, scimmiotta l'infermo che volava.

Il poeta è come quel principe delle nuvole,
che snobba la tempesta e se la ride dell'arciere
poi, in esilio sulla terra, tra gli scherni
con le sue ali da gigante non riesce a camminare.

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L’ALBATROS

Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
Prennent des albatros, vastes oiseauz des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.

À peine les ont-il déposeés sur le planches,
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d'eux.

Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-guele,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!

Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête e se rit de l'archer;
Exilé sul le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.

(da I fiori del male, 1857)

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Non tutti capiscono la poesia, non tutti comprendono i poeti e quella loro sensibilità che permette loro di volare alto, di librarsi nei cieli azzurri dell’immaginazione dove la realtà è osservata da un altro punto di vista. Alcuni addirittura li deridono, li giudicano incapaci di rapportarsi con il mondo – questo mondo che vive di Grandi Fratelli e di Transformers, che vende libri solo perché ci sono i vampiri o i maghetti e restringe sempre più lo scaffale delle librerie destinato alla poesia. Se nel Basso Medioevo il poeta era idolatrato e venerato, se il suo dire teneva forza e autorevolezza, ci sono stati invece altri periodi bui come questo. Charles Baudelaire, vissuto nel cuore dell’Ottocento, ricorre all’analogia dell’albatro, il grande uccello marino del Pacifico dall’apertura alare di tre metri e mezzo: quando è in volo è un esempio di grazia e armonia, sulla terraferma è goffo e impacciato e anche il decollo è impegnativo e dispendioso. I marinai li catturavano e li tenevano così sulle navi: l’albatro, incapace di ribellarsi, doveva sottostare a tutte le angherie. Così il poeta, ci dice Baudelaire, una volta tolto dal suo elemento, è un essere solitario e indifeso, esiliato nel consesso di quegli uomini che deridono e scimmiottano. Quel mondo, quella società che lo imprigiona, non gli appartiene: il poeta non è in grado di camminarvi – come l’albatro impedito dalle sue grandi ali, è destinato a volare libero.

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FOTOGRAFIA © JJ HARRISON

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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta
è sempre socialmente poco accettato, almeno finché non è coronato dalla fama: anche allora resta inaccettabile ai più, ma il piedistallo su cui viene posto, isolandolo di fatto, neutralizza la diversità che egli rappresenta.
DONATELLA BISUTTI, Fernanda Romagnoli. L’anima in disparte




Charles Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 - 31 agosto 1867), poeta francese, considerato il padre del Simbolismo. Dopo un viaggio in Oriente, trascorse quasi tutta la vita a Parigi in un alternanza di droghe, alcool, disordini e aspirazioni ideali. La sua poesia verte sull'uomo, le sue cadute e i suoi tentativi di rialzarsi tra spleen e ideale.


4 commenti:

Vania ha detto...

...prendiamo atto di tutto ciò che ci circonda.

...poi ogniuno prende la propria "strada"
..per quanto riguarda Poesta poco accettato...non credo...credo piuttosto ad una sorta di "invidia" ...che viene trasformata in poca accettazione.
ciaoooo Vania

DR ha detto...

Leggevo proprio oggi su Tuttolibri della Stampa un articolo (di Gian luigi Beccaria) sull'esigenza della poesia per la nostra società malata: "Nel «consumo spaventoso e terrificante di parole e di immagini che si fa oggi», nel contesto di un bla bla universale, in questa «colluvie di chiacchiere inutili», in questa escrescenza e
«escrementi di celluloide e tapes vari», come scriveva Zanzotto, dove la parola è volutamente esposta come puro rumore, la poesia col suo suono incantatorio e col suo buio
aiuta, come la notte, a lavare la mente e portare una luce".

Federica ha detto...

Uno dei miei poeti preferiti (sin dall'adolescenza) con una delle mie poesie preferite.
Grazie, Federica

Flo ha detto...

È una delle poche cose che ricordo bene dai tempi del liceo. Io, che leggo poesie come guardo un quadro astratto (quella sensazione di non riuscire mai a comprendere fino in fondo...) ho capito immediatamente il senso di inadeguatezza: lui poeta, io adolescente timida e goffa.