martedì 11 maggio 2010

Ayrton


MARIO BENEDETTI

REQUIEM PER AYRTON SENNA

Ieri sera, quando ho saputo che Ayrton Senna
si era immolato sul circuito di Imola
mi ha invaso una compassione polverosa,
una tristezza residua

Non ho mai provato ammirazione per la Formula Uno
ma questo paulista temerario ed euforico
che sfidava la morte su bolidi di fuoco
dilapidava un coraggio così terzomondista
che non si poteva che sostenerlo quando per esempio
sottometteva il primo mondo di Alain Prost

Biografia di orizzonti curvilinei
costellata di trionfi in extremis
trascorreva laggiù
caldo di minacce
meteorite terrestre e bruciacchiato
incredulo e credente
spietato e pietoso
artigiano del proprio martirio

intempestivo e drastico
veloce come un singhiozzo
usciva dalla pista e dalla primavera
i sogni si accodavano senza avanguardia
e nessuno potrà più issarli a trecento all’ora
e mentre i professionisti della sensazione ci stordiscono
omaggio e pena ci fanno silenziosi.

(da “Inventario tres”)

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Sono trascorsi sedici anni da quando Ayrton Senna usciva di pista dopo pochi giri nel Gran Premio di San Marino di Formula 1 e il piantone dello sterzo della sua Williams gli devastava il petto. Era il 1° maggio del 1994, una domenica in cui tutto il mondo rimase con il fiato sospeso in attesa di notizie dall’ospedale dove il pilota brasiliano era stato ricoverato. Troppo forte era stato lo choc per chi era davanti ai televisori: il giorno prima, durante le prove di qualificazione, sullo stesso circuito era morto l’austriaco Ratzenberger ma il circus non si era voluto fermare. Lo stesso Senna, prima della gara, aveva deposto un mazzo di fiori nel punto in cui era morto il pilota.

Si era capito subito che il simpatico Ayrton, allegro e triste al contempo come tutti i brasiliani, non ce l’avrebbe fatta. La notizia fatale arrivò in serata, una sera di primavera con le foglie nuove e rigogliose e i fiori ad abbellire i giardini. Sembrava troppo forte e ingiusto quel contrasto: un uomo di 34 anni, bello, ricco e famoso, se ne andava così.

Anche il poeta uruguayano Mario Benedetti fu molto colpito e dedicò a Senna questa poesia, nella quale rivendica anche l’orgoglio terzomondista, la capacità di Ayrton di battagliare con i grandi piloti europei e di sottometterli: celebri furono i prolungati duelli con il francese Alain Prost. Ma tutto passa in secondo piano dietro la scomparsa di un uomo. Restano solo la pena e la tristezza, il dolore e la memoria. Il processo ai vertici della Williams è finito in un nulla di fatto, come spesso capita in Italia, Ayrton invece brilla nel cielo dei miti.

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LA FRASE DEL GIORNO
Ognuno lascia la vita come se l’avesse cominciata allora.
EPICURO, Esortazioni




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


2 commenti:

CT ha detto...

lo ricordo benissimo quel giorno, da mia madre con mio fratello accanito tifoso di F1 (del calcio, non gli importa niente), una tristezza...un campione serio, bravo e un po' pazzo...la F1 negli ultimi anni è cambiata, anche lì arroganza, imbrogli e poco rispetto delle regole, questa faccenda è dilagante....

DR ha detto...

è il mondo che cambia... in peggio