mercoledì 21 maggio 2008

Il bambino che è in noi


GUIDO GOZZANO
SALVEZZA

Vivere cinque ore?
Vivere cinque età?...
Benedetto il sopore
che m'addormenterà...

Ho goduto il risveglio
dell'anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.

Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino.


Nel 1910 Guido Gozzano ha ventisette anni e si sente vecchio: "A trent'anni si ricordano i venti con lo strazio della giovinezza che non si rassegna a morire. E forse in nessun'età della vita è tanto triste volgersi indietro" scrive nella novella "L'erede prescelto".

Con questa poesia, dedicata all'attrice Emma Gramatica "per l'anima sua di bimba sopravvissuta", andando al di là del tempo minuto della quotidianità e di quello esteso della vita - le cinque età, ovvero infanzia, adolescenza, gioventù, età adulta e vecchiaia - valuta la giovinezza, l'infanzia di quel "riso mattutino", quel periodo allegro e spensierato, come il bene maggiore della vita, tanto che nella poesia "L'assenza" dirà: "E non sono triste. Ma sono stupito se guardo il giardino... Stupito di che? Non mi sono sentito mai tanto bambino... "

Gozzano, che l'ha ormai vissuta e si appassiona alla teoria dell'«eterno ritorno» elaborata da Nietzsche in una prospettiva evoluzionista, sa che per riviverla dovrà abbandonarsi al sonno, al momento preciso in cui l'io per un istante regredisce all'infanzia prima di riprendere contatto con la coscienza.
Quella è la salvezza per Gozzano, non sorretto dalla fede, e lo ribadisce in un'altra poesia, "Ah! Difettivi sillogismi! L'io": "Ma ci acqueta il pensiero che al risveglio / ritroveremo intatto e vigilante / il buono fanciulletto interiore / che ci ripete d'essere sempre noi..."

L'infanzia, ancora lontana dal mondo, dalla negatività, è un'oasi dove ritornare: un bel mattino splendente e radioso, un piccolo Paradiso dal quale non siamo stati mai cacciati, come splendidamente fa notare Maurice Denuzière in "Louisiana": "Il bambino fruisce di una meravigliosa ignoranza, non sospetta la fugacità dei propri privilegi. Si nutre di scoperte, procede secondo il desiderio, riposa nel sogno. Disperato dal peso che andrà facendosi sempre più greve, dei ricordi, dei rimpianti e dei rimorsi, avanza guidato dall'immaginazione istintiva. Per lui il Bene è ciò che è gradevole, il Male è il dolore. Vive, come Adamo ed Eva, nella pienezza dell'Eden".



Robert Doisneau, "Gli scolari curiosi, Parigi, 1953"


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LA FRASE DEL GIORNO
Qualunque cosa possa dire la filosofia, molti legami ci tengono uniti alla terra. Non portiamo via sotto la suola delle nostre scarpe, le ceneri dei Padri. Ed anche il più povero serba un sacro ricordo che gli rammenta coloro che l'hanno amato. Religione o filosofia tutto indica all'uomo l'eterno culto dei ricordi.
GÉRARD DE NERVAL, Le figlie del fuoco, "Angelica"




Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916),   poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.


4 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

"Non portiamo via sotto la suola delle nostre scarpe, le ceneri dei Padri":
mi ha colpita molto, questa frase.
Le impronte di chi ci ha preceduto, sono incancellabili...

Luciana
http://www.comoinpoesia.com

DR ha detto...

È per questo che, da Alpino, porto avanti la memoria. A questo tema era dedicata la poesia "Asiago 2006" su Assolo.

È per questo che facciamo le adunate, per non dimenticare in tempi come questi dove l'oblio investe la sera quel che è successo al mattino. Per questo sono stato sul Monte Grappa e ad Asiago, ma anche a San MArtino della Battaglia, teatro di una guerra lontana come quella d'Indipendenza.

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

non sono Alpino (A maiuscola docuta), ma anch'io sono andata a Redipuglia. E là mi sono sentita piccolissima - avvolta da echi lontani e da immagini di vita di parenti vicini e lontani (mai conosciuti), riportati sino a me dai racconti materni...
Solo ricordando le nostre radici, si può proseguire il cammino della vita senza avvertire il vuoto - e con la consapevolezza che esiste una catena che ci lega, gli uni agli altri.

Luciana
http://www.comoinpoesia.com

DR ha detto...

"la millenaria civiltà cristiana" della Preghiera dell'Alpino.

E pensare che qualcuno vorrebbe farcela togliere, mah!