Il 29 febbraio 1908 nasceva Balthus, uno dei genii della pittura novecentesca.
Francese di origini tedesche, Balthasar Klossowski de Rola - questo il suo vero nome - superò il Surrealismo che imperava all’epoca dei suoi inizi con un ritorno alla tradizione pittorica : non un rifiuto della modernità, ma un rigurgito neoclassico, un travalicamento per dimostrare la modernità insita nell’antico modo di dipingere. Ed è chiaro che tra i suoi ispiratori dichiarati vanno annoverati Piero della Francesca e Masaccio, David e Courbet.
Balthus va oltre l’astrattismo formale: vuole comprendere le forme del reale, cerca di appropriarsi del significato ultimo delle cose.
In quest’ottica si inserisce anche l’ossessione erotica che permea alcune delle più grandi opere, come “La lezione di chitarra”, “Alice” e “La toilette di Cathy“: con queste ragazze sospese tra innocenza e perversità, tra ingenuità e malizia il pittore intende “giungere al contenuto appassionato di un’arte”, come specifica lui stesso in un lettera del 1933 a Antoinette de Watteville, che diverrà poi sua moglie.
Nelle sue memorie Balthus scrisse: «È il quadro che m’insegna a rifiutare la ruota frenetica. Non la rincorre. Quel che cerco di raggiungere è il suo segreto. L’immobilità». Quell’immobilità che sorprende nei suoi dipinti, l’attimo còlto nel suo scorrere un po’ come in Orazio , come nel Faust di Goethe. L’attimo congelato nella sua bellezza.
Balthus, Les beaux jours (1944)
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LA FRASE DEL GIORNO
Non vi può essere, in un popolo, il sentimento della libertà se non vi è il sentimento della pietà.
CURZIO MALAPARTE, La pelle
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