Il serto di alloro che viene posto in capo ai poeti e ai vincitori delle gare olimpiche è la pianta sacra ad Apollo. La leggenda narra che la bella ninfa Dafne, amata dal dio, gli sfuggiva non appena questi le si avvicinava. Apollo la chiamava invano con i nomi più dolci, ma Dafne non si fermava ad ascoltarlo. Quando il dio riuscì a raggiungerla, la ragazza trafelata invocò l’aiuto del padre, il fiume Pèneo: “Salvami tu!”
Il piede della ninfa si tramutò allora in radice, affondando nel terreno, l’esile corpo si circondò di una scorza tenera e verde, i capelli si trasformarono in fronde. Dafne fu mutata in alloro e quella pianta divenne sacra in eterno ad Apollo, dio della musica e della poesia, che se ne ornerà la fronte, così come i musici, i poeti e i condottieri…
Ascoltiamo il racconto di Ovidio nelle “Metamorfosi”:
“Senza più forze, vinta dalla fatica di quella corsa allo spasimo, si rivolge alle correnti del Peneo e: «Aiutami, padre», dice. «Se voi fiumi avete qualche potere, dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui». Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra, il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, così veloci un tempo, s'inchiodano in pigre radici, il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva.
Anche così Febo l'ama e, poggiata la mano sul tronco,
sente ancora trepidare il petto sotto quella nuova corteccia e, stringendo fra le braccia i suoi rami come un corpo, ne bacia il legno, ma quello ai suoi baci ancora si sottrae. E allora il dio: «Se non puoi essere la sposa mia, sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno, o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra; e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei. Fedelissimo custode della porta d'Augusto, starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa, anche tu porterai il vanto perpetuo delle fronde!». Qui Febo tacque; e l'alloro annuì con i suoi rami appena spuntati e agitò la cima, quasi assentisse col capo”.
Così invece narra in versi Gabriele D’Annunzio il momento della trasformazione di Dafne (“Alcyone”, L’oleandro):
“Nell'umidore del selvaggio suolo
i piedi farsi radiche contorte
ella sente e da lor sorgere un tronco
che le gambe su fino alle cosce
include e della pelle scorza fa
e dov'è il fiore di verginità
un nodo inviolabile compone”.
Gian Lorenzo Bernini, “Apollo e Dafne” (1622-1625)
Roma, Galleria Borghese
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LA FRASE DEL GIORNO
Fuggi quando vuoi, e la storia sarà invertita: Apollo scappa e Dafne lo rincorre; la colomba insegue il grifone; la mite cerva corre ad afferrare la tigre. Vana corsa, quando la vigliaccheria ci insegue e la prodezza fugge.
WILLIAM SHAKESPEARE, Sogno di una notte di mezza estate, Atto II, scena I
3 commenti:
la mitologia greca è una delle più grandi creazioni dell'uomo. un vero e proprio mondo che ha generato tanta poesia, letteratura, teatro e ha dato i nomi alle nostre costellazioni.
È anche una spiegazione per eventi misteriosi: leggevo l'altro giorno su Tuttoscienze che è nata la "geomitologia". branca che spiega attraverso i miti eruzioni, terremoti, fenomeni celesti e via dicendo... Ogni domanda umana trova risposta nel mito.
Quanti amori non corrisposti...
Cupido non ha una gran mira a volte, non trovi?
Ma "Non è mai troppo tardi per essere quello che vuoi essere", come recita il titolo del mio ebook in vendita su https://payhip.com/missdreamer , e non è mai troppo tardi per incontrare il tuo "mister perfect"
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