Sempre più frequenti sono nelle cronache degli ultimi mesi gli incidenti mortali causati da giovani ubriachi. La sera di Pasqua una donna uccisa da un rom a Settimo Torinese, la settimana prima due turiste irlandesi falciate da un ragazzo romano, l'anno scorso quattro adolescenti travolti da un nomade ad Appignano del Tronto.
È un crimine odioso per la sua stupidità. Da molte parti si invocano i giudici perché lo considerino omicidio volontario, considerando chi si mette alla guida ubriaco alla stregua di una pistola carica. Io ritengo che sia sempre e comunque un omicidio colposo, stante l'odierno Codice Penale.
L'articolo 589 definisce così l'omicidio colposo: "Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni" e precisa che "se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale (...) la pena è della reclusione da uno a cinque anni". Vi è anche l'aggravante, in caso vi siano più persone uccise o una persona uccisa e altre che riportano lesioni: in tal caso "si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni dodici".
Per "colpa" poi nell'articolo 43 il Codice intende così l'elemento psicologico: "Il delitto è colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline".
È il caso di chi si mette alla guida in stato di ebbrezza e quindi viola le norme del Codice della Strada, è negligente e imprudente e probabilmente anche inesperto, perché ha i riflessi annebbiati dall'alcol.
Purtroppo la legge è quella che è. Mi aspetterei che i legislatori inasprissero le pene per questo determinato comportamento, ritenuto ignobile dalla maggior parte degli italiani, ma per ora mi accontenterei che i giudici applicassero alla lettera le norme e che i responsabili di tali "eventi colposi" finissero subito in carcere e ci rimanessero per dodici anni, invece di essere posti agli arresti domiciliari, come nei due casi di Roma e di Appignano. Chi guida ubriaco deve sapere quello cui va incontro. È l'unico deterrente: meno garantismo e certezza della pena.
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ANDREA DE CARLO, Mare delle verità
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