martedì 28 aprile 2009

La fuga del tempo

“Disteso sul lettuccio, fuori dell’alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita, Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio quella notte – oh, se l’avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire – proprio quella notte cominciava per lui l’irreparabile fuga del tempo.

Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c’è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l’orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.

Ancora molto? No basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l’impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada.

Così si continua il cammino in un’attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto.

Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimé, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell’orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l’una sull’altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire.

Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.

Ma Giovanni Drogo in quel momento dormiva ignaro e sorrideva nel sonno come fanno i bambini.”

Una delle ossessioni umane è la fuga del tempo: Dino Buzzati, autore del “deserto dei Tartari”, del quale questo è uno stralcio, ne fece una tematica importante della sua opera, ravvisabile in decine di racconti. C’è ad esempio “Il busso alla porta”, dove ad ogni colpo all’uscio corrisponde lo scorrere del tempo e in pochissime righe la bambina dell’inizio diventa una vecchia.

“Fugit irreparabile tempus” scrisse Virgilio nelle “Georgiche”; Currit ferox aetas” Orazio nei “Carmi”. Fugge irreparabilmente il tempo, dunque, corre il tempo crudele, traducendo i motti latini. Più delicato Ovidio: “Labitur occulte fallitque volatilis aetas”, (Scivola di nascosto e trae in inganno il tempo che vola). “Vassene ‘l tempo e l’uom non se n’avvede” ci ricorda il padre Dante nel IV canto del Purgatorio.

Il romanziere statunitense Henry Miller in “Tropico del Cancro” vede questo procedere e il suo naturalissimo fluire: “Sul meridiano del tempo non c'è ingiustizia; c'è soltanto la poesia del movimento, che crea l'illusione della verità e del dramma”. Analogamente il poeta messicano Octavio Paz: “Il tempo girava e girava e non passava non succedeva nulla se non il tempo che passa e torna e non passa”.

 


Fotografia © Pxhere

 

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LA FRASE DEL GIORNO
"Il tempo è come un ospite alla moda, il quale stringe appena la mano del convitato nell'atto in cui prende congedo, e al tempo stesso spalanca le braccia, quasi dovesse spiccare il volo per abbrancar l'ospite ch'è sul punto d'arrivare.
WILLIAM SHAKESPEARE, Troilo e Cressida, Atto III, Scena III




Dino Buzzati, all'anagrafe Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972), scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo e poeta italiano. Fu cronista e redattore del Corriere della Sera. Autore di romanzi e racconti surreali e realistico-magici, è celebre per Il deserto dei Tartari.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

ho letto il deserto dei tartari a diciott'anni, l'ho riletto a venticinque, lo rileggerei volentieri ancora: eccezionale la figura del tenente Drogo - (controfigura di tutti noi, credo)

luciana - comoinpoesia

DR ha detto...

Anch'io l'ho letto più volte: è una lettura che ha svariati piani e ogni volta se ne scopre uno. Credo che la grandezza di Buzzati sia proprio in questo. È uno scrittore purtroppo sottovalutato.