LŐRINC SZABÓ
SOLITUDINE
Sono così felice, ardentemente,
d'amarti anche così, col mio dolore,
e vivo solo per tenerti in me
e non debbo evocarti per sentire
che sei qui: tu con gli occhi sognanti
e angosciati a osservare
questo destino che mi conduce
e mentre vecchi paesi s'accendono
e gli anni, penso che anche tu t'accendi,
tu che la trovi al fondo del tuo cuore
la mia tenerezza dolente.
Ora è il dolore la felicità,
ed è questo ad unirci; e più ancora
(e mai tanto così completamente!)
quando un sorriso un po' ironico passa
sulla dolcezza del tuo viso, e a me,
forse per pungermi, dici
(ma piena di fiducia e comprensiva):
"Mi ameresti così
se fossi ancora viva?"
(da Terra, forza Dio, 1922)
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L’assenza dell’amata è la protagonista di questi versi del poeta ungherese Lőrinc Szabó: l’amore però non è morto, continua a vivere ed è struggente il miracolo che compie, quello di trasformare il dolore in felicità, la mancanza dell’amata in tenerezza. Fa pensare questa poesia: fa pensare alle cose che abbiamo e che non consideriamo, alle parole che dovremmo dire e non diciamo, a tutte le volte che non pronunciamo un «Ti amo».
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FOTOGRAFIA © GOOD-WALLPAPERS
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LA FRASE DEL GIORNO
L'assenza genera una solitudine che a nessuno si può imporre di comprendere.
TORBEN GULDBERG, Tesi sull’esistenza dell’amore
3 commenti:
oggi mi appartiene in parte… un saluto, Rosanna
credo che ognuno abbia qualcuno che tiene in sé
Poesia e foto...stupende
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