mercoledì 4 settembre 2013

Urgenza di stella cieca

 

SARA DE IBÁÑEZ

LA PAGINA VUOTA

A Stéphane Mallarmé

Come osare questa impura
ostinazione di sangue e fuoco,
questa urgenza di stella cieca
contro la tua crudele bianchezza.
Assenza della creatura
che attende la sua nascita,
dalla tua neve prigioniera
e dalle mie vene debitrici,
al rovescio dell’aurora
e nella negazione della primavera.

(da Las estaciones y otros poemas, 1957)

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È la dedica a spiegare questi versi di Sara de Ibáñez, poetessa uruguaiana dall’ermetismo un po’ barocco che spesso diventa ancora più oscuro: a Stéphane Malllarmé, ovvero al poeta francese che con l’ossessione della pagina bianca teorizzò l’elevazione verso l’alto della poesia. Una sensazione che tutti provano o hanno provato quando si trovano davanti al foglio immacolato, alla videata intonsa di una pagina di Word, di un post da scrivere, da riempire di parole, e che diventa per il poeta la negazione del suo dire, l’impossibilità di riversare quel fiume di “sangue e di fuoco” che gli urge dentro.

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ETIENNE-ADOLPHE PIOT, “LA LETTERA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Per scrivere bene, in versi come in prosa, niente eguaglia l'avere davvero qualcosa da dire.

PAUL BRULAT, Pensieri




Sara Iglesias Casadei, conosciuta come Sara de Ibáñez (Chamberlain, 10 gennaio 1909 – Montevideo, 3 aprile 1971), poetessa uruguaiana. La sua poesia è misteriosa ed ermetica, con una certa tradizione barocca e idee chiare e crude. Tra i suoi temi l'angoscia dell'esistenza, l'amore e la morte, l'autoannientamento dell'umanità e il rapporto tra l'uomo e Dio.


4 commenti:

Greta ha detto...

Poesia molto difficile, ma dalle immagini originali e forti!
A volte è proprio difficile scrivere quello che abbiamo dentro...è difficile trovare la forma adeguata per esprimere il mondo interiore!

Vania ha detto...

.."arma" di dolore e/o gioia la scrittura.

ciaoo Vania:)

DR ha detto...

È molto difficile scrivere le emozioni, ma basta provare. Riporto una riflessione di Dino Buzzati che ho fatto mia: “Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più patetiche e ridicole nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse.)”

attimiespazi ha detto...

Poesia notevole, ermetica quanto basta per leggerla e rileggerla.

-Liolucy