ALEJANDRA PIZARNIK
ANELLI DI CENERE
a Cristina Campo
Sono le mie voci che cantano
affinché non cantino loro,
gli imbavagliati grigi nell’alba,
i vestiti di un uccello devastato nella pioggia.
C’è, nell’attesa,
un rumore di lillà che si rompe.
E c’è, quando arriva il giorno,
una partizione del sole in piccoli soli neri.
E quando è notte, sempre,
una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola,
perché non cantino loro,
i funesti, i padroni del silenzio.
(da Los trabajos y las noches, 1965)
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L’ansia di dire della poetessa argentina Alejandra Pizarnik è la voce della poesia opposta al cupo clamore dei suoi fantasmi, la luce del verso che tenta di dissipare il buio della disperazione. Da questa lotta incessante che la ossessionò per tutta la sua breve vita – si avvelenò con un’overdose di Seconal a 36 anni – nasce il suo canto, duro e doloroso, come un’ancora di salvezza cui aggrapparsi per non andare a fondo.
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DISEGNO DI M.C. ESCHER
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non è una strada, è un destino.
ALEJANDRA PIZARNIK, Sur, n. 326, settembre 1970
Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 29 aprile 1936 – Buenos Aires, 25 settembre 1972), poetessa e traduttrice argentina. La sua poesia è la risposta alle ansie e alle crisi depressive che la portarono a uccidersi ingerendo 50 pastiglie di Seconal: pura indagine, continua domanda sull’esistenza, sulla colpa e sull’eterno soffrire.
4 commenti:
...grigia poesia....come la cenere....ottima/appropriatissima la foto.
ciaoo Vania:)
è meravigliosa...
espressione dell'ansia
C’è, nell'attesa,
un rumore di lillà che si rompe.
E' tutto così... semplice.
Grazie per questa lettura.
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