JUAN RAMÓN JIMÉNEZ
EPITAFFIO DI ME, VIVO
Morii nel sogno.
Risuscitai nella vita.
(da Eternità, 1918 – Trad. di Claudio Rendina)
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Ci sono poesie brevissime che esprimono nella loro esiguità di parole molto di più di quello che a prima vista si potrebbe intendere. Si pensi alla “densità” del “M’illumino / d’immenso” di Ungaretti o ad È subito sera di Quasimodo. Non è la realizzazione meditata dell’haiku, è qualcosa di più, è l’illuminazione che sottende discorsi. Come in questo epitaffio di se stesso da vivo, che di per sé è un ossimoro, essendo l’epitaffio l’iscrizione posta sul sepolcro oppure il discorso fatto in onore di un morto. Sei sole parole – otto in originale: Morí en el sueño / Resucité en la vida - usa il Premio Nobel spagnolo Juan Ramón Jiménez per esprimere una condizione di ricerca, lo stato d’animo di chi è all’inseguimento della verità, di chi è in bilico tra la necessità di un rinnovamento spirituale e l’incapacità di rompere con il passato. E l’attraversamento dal sogno alla realtà è questo continuo passaggio dal giorno alla notte, dalla menzogna alla verità, dall’ombra alla luce. Il cammino è la poesia, che deve rivelare “il nome esatto delle cose”.
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Octavio Ocampo, “Ecstasy of the lillies”
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LA FRASE DEL GIORNO
Sogna, sogna, mentre dormi; / lo dimenticherai col giorno.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Eternità
2 commenti:
...ma che intensità queste due righe...quasi magiche.
...particolarissima la foto.
ciaoo Vania
Credo sia riuscito ad esprimere magnificamente in poche parole la forza dei sentimenti suscitati dall'immersione nella cultura.
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