martedì 15 dicembre 2009

Gli haiku di Borges

JORGE LUIS BORGES

DICIASSETTE HAIKU

1

Qualcosa me han detto
la sera e la montagna.
Ma l’ho perduto.


2

La vasta notte
no è ora null’altro
che un profumo.


3

Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell’alba?


4

Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.


5

Oggi non ride
il mandorlo dell’orto.
È il tuo ricordo.


6

Oscuramente
libri, stampe, le chiavi
han la mia sorte.


7

Da quel giorno
non ho toccato i pezzi
sulla scacchiera.


8

Sopra il deserto
avvengono le aurore.
Qualcuno lo sa.


9

L’oziosa spada
sogna le sue battaglie.
Altro è il mio sogno.


10

L’uomo è spirato.
La barba non lo sa.
Crescono le unghie.


11

Questa è la mano
che talvolta toccava
la tua chioma.


12

Sotto la gronda
lo specchio non riflette
più che la luna.


13

Sotto la luna
l’ombra che si allunga
è una sola.


14

È un impero
quella luce che muore
o una lucciola?


15

La luna nuova
Lei pure la guarda
da un’altra porta.


16

Lontano un trillo.
L’usignolo non sa
che ti consola.


17

La vecchia mano
ancora scrive versi
per dimenticare.

(da “La cifra” Mondadori, 1982, traduzione di Domenico Porzio)

.

Solo un appassionato di Giappone come Jorge Luis Borges poteva ardire di cimentarsi con l’haiku in questo modo, trasfondendo pura emozione nel componimento tradizionale nipponico. Qui la natura, che è parte fondamentale dell’haiku, resta sotto traccia, appare sotto le spoglie della luna, dell’usignolo, del mandorlo in fiore. Ma a risaltare è l’emozione: il ricordo, il sogno, l’impossibilità di cogliere qualcosa, la solitudine e l’assenza, l’indecifrabilità dell’universo.

.


.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è uno scoprire e stabilire convenienze e richiami e concordanze tra il Cielo e la terra e in noi e tra noi.
CLEMENTE REBORA, Lettere, 12 novembre 1950




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.



2 commenti:

AlmaCattleya ha detto...

Gli haiku mi piacciono moltissimo perché sanno essere molto evocative. Hai detto bene: c'è qualcosa di inafferrabile, di sfuggente che ti scatena dei ricordi anche d'infanzia

DR ha detto...

Io vedo l'haiku come una traccia sulla sabbia, tipo quei giardinetti giapponesi in miniatura con il rastrellino: sono un'indicazione da riempire con i nostri ricordi e le nostre emozioni.