domenica 6 settembre 2009

Come il cielo di settembre

 

ALESSANDRO PARRONCHI

A MIO PADRE, IN SOGNO

Sorridi un poco e te ne vai pensoso.
E ad un tratto con lacrime mi chiedo
quanto tempo è che al petto non ti stringo
non afferro da amico quelle braccia.
La memoria ha insensibili naufragi.
Scolora come il cielo di settembre
sotto il vento si popola di nubi.
Te ne vai. Quante cose all’improvviso
mi ritrovo da dirti… E resto muto.
Ma perché nell’istante che mi volto
non sei più là? Ci sono tante cose
da dirsi… Ed io ti chiamo ancora, e credo
che non può certo, questo, essere un sogno.

(da Coraggio di vivere, 1956)


Alessandro Parronchi, scomparso nel 2007 a 92 anni, è uno dei miei poeti preferiti. In questa poesia dedicata al padre c’è una terzina assolutamente formidabile, un vero diamante in una collana già di per sé pregiata: naturalmente è quella che definisce le lacune della memoria ed è deliziosa l’analogia con il cielo di settembre che lentamente sbiadisce riempiendosi di nuvole. La memoria è davvero così: i ricordi con il passare del tempo diventano evanescenti, le immagini non svaniscono, ma perdono nitidezza, come quei disegni che si ottenevano passando uno straccio imbevuto di trielina sul foglio di carta posto sopra una pagina di rivista… Così, anche nel sogno Parronchi resta sospeso nella sua ricerca d’infinito: il padre se ne va lasciandogli quella ferita di cose non dette, quella nostalgia di abbracci non dati.


Fotografia © Pxhere


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LA FRASE DEL GIORNO
Io non saprò mai andare / a ritroso per vincere l’età, / prigioniero del tempo, che del tempo / e la misura e il termine non sa.
ALESSANDRO PARRONCHI, Poesia all’antica




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.


3 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Meravigliosa e struggente, eppure così misurata e composta nell'espressione dei sentimenti più veri, questa poesia di Alessandro Parronchi che io conservo da sempre fra le mie preferite. Secondo il mio piccolo e personalissimo punto di vista, è la poesia più bella, sincera e toccante che in lingua italiana mai sia stata dedicata ad un padre.

luciana - comoinpoesia

DR ha detto...

Sì, molto bella. Anche per me è la miglior poesia dedicata a un padre: è più leggera e sognante di quella di Sbarbaro e meno cupa del X agosto pascoliano. Forse ci si avvicina Alfonso Gatto.

DR ha detto...

Ah, per le poesie sui padri dimenticavo l'epopea dolorosa di Maurizio Cucchi...