ZUZANNA GINCZANKA
NON OMNIS MORIAR
Non omnis moriar, i miei possedimenti,
Prati di tovaglie, roccaforti di armadi,
Distese di lenzuola, preziosa biancheria
E vesti, vesti chiare mi sopravviveranno.
Non lascio alcun erede, che la tua mano frughi
Tra le mie cose ebree, signora Chominowa,
Donna di Leopoli, prode moglie di una spia,
Lesta delatrice, madre di un Volksdeutscher.
Adesso sono tue, perché lasciarle a estranei.
Questo non è un liuto, e neanche un nome vuoto.
Io vi rammento bene, come anche voi di me
Vi siete ricordati quando è giunta la Gestapo.
Alzate in alto i calici e brindate cari amici
Al mio di funerale e alla vostra di ricchezza:
Kilim e tappetini, vassoi e candelabri.
Bevete tutta la notte e poi sul far del giorno
Mettetevi a cercare pietre preziose e oro
In divani e materassi, coperte e scendiletto.
Lavorerete svelti e vi darete un gran da fare.
Ciocche di crine di cavallo e di fieno marino,
Nugoli di cuscini e di piumini squarciati
Vi si attaccheranno alle braccia mutandole in ali;
Il mio sangue incollerà la stoppa con le piume
E così alati d'un tratto in angeli vi trasformerà.
(da Un viavai di brumose apparenze. Poesie scelte, Austeria, 2011 – Traduzione di Alessandro Amenta)
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Non omnis moriar, una celebre affermazione di Orazio, convinto della bontà della sua poesia: non morirò del tutto. La stessa frase che la poetessa polacca Zuzanna Ginczanka utilizza per rilanciare il suo atto d’accusa dalla prigione di Czarnieckiego 3, dove fu reclusa, torturata e poi giustiziata dalla Gestapo. La poesia è un j’accuse verso la vicina di casa, la signora Chominowa, che la denunciò e verso tutti quei cittadini che furono per convinzione o interesse delatori e carnefici degli ebrei. Scritta su un foglietto di carta a matita, fu recuperata e poi pubblicata nel 1946 sul settimanale Odrozdenie dal poeta Julian Przyboś, che così commentò: “Lo leggiamo per la prima volta scritto a matita su un pezzo di carta strappato e spiegazzato, come i messaggi segreti che i prigionieri trafugano dalle loro segrete. (…) Le confessioni più disperate, le espressioni più strazianti di altri poeti prima della loro morte cadono molto al di sotto di questo più orgoglioso di tutti i testamenti poetici. Questa accusa della bestia umana ferisce come una ferita non guarita. Una terapia d'urto in versi”.
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FOTOGRAFIA © MACH240390
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LA FRASE DEL GIORNO
Ovunque andrò, sarà sempre: avanti, / ma ogni avanti mi riporterà indietro.
ZUZANNA GINCZANKA, Sui centauri
Zuzanna Ginczanka, pseudonimo di Zuzanna Polina Gincburg (Kiev, Ucraina, 22 marzo 1917 – Cracovia, dicembre 1944), poetessa ebrea polacca. Sebbene abbia pubblicato solo una raccolta di poesie durante la sua vita, Sui centauri (1936) ha creato scalpore nei circoli letterari polacchi. Fu arrestata, torturata e giustiziata dalla Gestapo poco prima della liberazione di Cracovia.
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