mercoledì 10 agosto 2011

San Lorenzo

 

GIOVANNI PASCOLI

X AGOSTO

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!

(da Myricae, 1891)

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Dieci agosto, San Lorenzo, il giorno delle stelle cadenti. E “X Agosto” (“dieci” non “per”, come mi è capitato di sentire…) è probabilmente la poesia più famosa di Giovanni Pascoli: in quel giorno il poeta ricorda la morte del padre Ruggero, assassinato il 10 agosto 1867 mentre rincasava in calesse da Cesena, forse per motivi politici, forse per contrasti sorti in ambito lavorativo. Fatto sta che il piccolo Giovanni, i fratelli Luigi e Giacomo e le sorelle Margherita, Ida e Maria restarono orfani. Il primo di una serie di lutti che nei dieci anni successivi colpiranno i Pascoli lasciando vivi solo Ida, Maria e Giovanni. A intenerire è soprattutto l’immagine della rondine colpita mentre porta il sostegno per i piccoli: l’analogia è molto forte, la tristezza è diffusa, le bambole portate dal padre precorrono certe inquadrature cinematografiche di sicuro impatto. Ma il mondo continua a girare, imperterrito, la sofferenza, anche se non si può cancellare, viene lenita, e le Perseidi anno dopo anno vengono a incrociare il cielo della Terra, “quest’atomo opaco del Male”.

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FOTOGRAFIA © MILA ZINKOVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Se le stelle apparissero una sola notte ogni mille anni, come gli uomini potrebbero credere e adorare, e serbare per molte generazioni la rimembranza della città di Dio?
RALPH WALDO EMERSON, Natura




Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.

2 commenti:

Vania ha detto...

...si può leggere l'espressione del volto di Pascoli....tanto il "sentimento" descritto.
ciao Vania

Adriano Maini ha detto...

Come quasi tutti mi commosse da bambino questa poesia che trovo ancora oggi sincera, intensa e mirata.