mercoledì 14 aprile 2010

L’amore di Attila József


ATTILA JÓZSEF

TI BENEDICO CON TRISTEZZA, CON ALLEGRIA


Ti benedico con tristezza, con allegria
temo per te con tutto quello che ho di amabile
ti custodisco con le palme che implorano
coi campi di grano con le nuvole.

Il tamtam dei tuoi piedi è una musica fatale
il muro che ti ho eretto contro è un crollo eterno
oscillo sull'orlo dell'abisso
nel tuo respiro io mi avviluppo.

Che tu m'ami o non m'ami fa lo stesso
che ti compenetri cuore a cuore,
ti vedo ti sento e ti canto
con te rispondo a Dio.

All'alba il bosco si sgranchisce
mille braccia aumentano si distendono
staccano la luce del cielo
per adagiarla sul cuore innamorato.


(da "Non ho padre né madre", 1929 - trad. Edith Bruck)

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Attila József era un sognatore. E per questo credeva che la poesia fosse un’arma. La usò in politica finendo con l’essere denunciato per vilipendio alla religione e con l’essere bollato come nemico della patria, l’Ungheria. Lui, rivoluzionario, fu espulso dal partito comunista. La usò anche in amore, finendo come una falena intorno alla fiamma: Attila si uccise nel 1937 a 32 anni, dopo aver sofferto di disturbi nervosi sorti dopo che la sua amata gli venne strappata per la differenza di classe sociale.

Con la lucidità intellettuale che lo caratterizza dipinge una poesia d’amore dove la donna amata diventa centro dell’universo e suscita un desiderio di protezione – un po’ come nella bellissima canzone “La cura” di Franco Battiato. E non è neppure necessario che lei lo ricambi: è un sentimento unilaterale e violento quello che il poeta prova, un amore universale che si compenetra nel puro essere della natura.

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Fotografia © Brahmanatara

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LA FRASE DEL GIORNO
Amami come se tu / lo volessi / come se il mio cuore / fosse il tuo cuore.
ATTILA JÓZSEF, No ho padre né madre




Attila József (Budapest, 11 aprile, 1915 - Balatonszárszó, 3 dicembre 1937), poeta ungherese,  incompresa voce del proletariato. Studiò lettere e filosofia a Szeged, Parigi e Vienna; fu redattore della rivista letteraria Szép Szó Il tono della sua lirica è dato dalle amare esperienze dell'infanzia e della giovinezza e dalla sua adesione al socialismo.


8 commenti:

Spartana ha detto...

Sto leggendo a poco a poco anche quest'altro tuo blog e devo dirti grazie. Questa di Attila Jósef è pura commozione. c.

DR ha detto...

in questo mio blog, che ritengo quello principale, anche per la cura che ci metto, cerco di mettere poesie non banali, che diano già a me un'emozione, soprattutto se appartengono a poeti meno noti - e non è naturalmente il caso di Joszef, piuttosto celebre

Spartana ha detto...

Hai una costanza ammirevole, davvero. Io non sono altrettanto brava, ogni tanto mi eclisso. c.

DR ha detto...

Ho anche un segreto: i post li preparo in anticipo con Windows Live Writer e vengono pubblicati in automatico...

Spartana ha detto...

adesso è tutto più chiaro. Nel mio caso però, dovendo già sottostare per lavoro a scadenze fisse, tollero poco l'impegno quotidiano per quello che in fondo è un hobby. Buona fine settimana, c.

DR ha detto...

buona fine settimana (che bello sentirla femminile com'è e in italiano)

Nicoletta ha detto...

Grazie, sono entrata oggi per la prima volta in questo tuo blog. Sono una studiosa italiana di Attila Jozsef. Ho scritto libri su di lui e non ultimo un romanzo su di me e su di lui: ATTILA, LA LUCE ED IO.

Questo tuo articolo è potente! Grazie anche da Attila....con cuore puro!

DR ha detto...

Grazie a te, Nicoletta. Buona giornata