giovedì 26 dicembre 2024

Ondate


MARIA LUISA SPAZIANI

LA FATICA INUTILE

Giunse a contare, Anassagora il Saggio,
trecento stelle nella notte più oscura.
Un suo seguace ne contò duemila.
Qualche secolo dopo un altro astronomo,
Arcesilao, centuplicò quel numero
ma corse all’Akademia e scoppiò in lacrime:
“Nessun calcolo umano le contiene”.

E oggi lo Sri Lanka, l’Indonesia,
piangono quell’angoscia dell’abisso.
I morti risucchiati dalle ondate
non li contiamo più, fatica inutile.
Impotenti computer, telescopi.
Quante fosse comuni, quanti roghi,
– come le stelle – smettiamo di chiederci.

(da Poesia, 191 - Febbraio 2005)

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Il 26 dicembre del 2004 si verificò uno dei più catastrofici eventi naturali dell'epoca contemporanea: un terremoto con conseguente maremoto colpì una vasta fascia dell'Oceano Indiano causando 230.210 morti, 500.000 feriti e 20.000 dispersi in Indonesia, Thailandia, Myanmar, India, Sri Lanka, Bangladesh, Maldive, Seychelles, arrivando a interessare anche Somalia, Kenya, Tanzania, Madagascar e Sudafrica. Le notizie della catastrofe iniziarono ad arrivare alle tavole imbandite per Santo Stefano e colpì molto la coincidenza tra quel tempo di festa e quel tempo di tragedia. Mario Luzi scrisse che "È impossibile non disorientarci e mantenere le proprie elementari certezze al cospetto di carneficine e devastazioni che superano la nostra capacità di misurarle e di comprenderle, per non dire poi della nostra sopportazione. Siamo oltre il suo limite, non sopportiamo, subiamo". Maria Luisa Spaziani, come altri poeti in tutto il mondo, scrisse questi versi, rimanendo turbata dallo smisurato numero di vittime.

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LO TSUNAMI DEL 26 DICEMBRE 2004 SI ABBATTE SULLA THAILANDIA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ahimè, Tsunami, sei tutta / un’altra cosa. / Alito feroce della terra / sfuggito alla ronda celeste.
ARNALDO EDERLE




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


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