domenica 13 luglio 2008

Dante e Borges


Perché leggere la Divina Commedia? Perché addentrarsi in quelle terzine scritte in una lingua che avrebbe bisogno di essere tradotta in italiano? Perché leggere un testo ostico che la scuola ha fatto di tutto per farci odiare?

Perché nella Divina Commedia c’è tutto: è una summa che contiene tutto il mondo conosciuto nel XIII secolo, una grande enciclopedia che raccoglie storia, geografia, teologia, poesia. Lo scorso anno l’ho ripresa in mano, molti anni dopo la maturità: mi sono comperato la bella edizione cartonata degli Oscar Mondadori e l’ho letta lentamente, assaporandola come un vino pregiato. Parola per parola, nota per nota, ho ricostruito quel mondo medievale. Mi sono smarrito con Dante nella selva oscura e ho attraversato l’Inferno. Ho superato con lui le prove del Purgatorio. Sono salito alla pura luce del Paradiso.

Tutto questo mi è tornato alla mente leggendo un’intervista rilasciata a Marcello Staglieno da Jorge Luis Borges, pubblicata in “Una vita di poesia”, opera del 1986 dello scrittore argentino, edita nuovamente da Spirali nel 2007:

“Mi ricordo benissimo quando il caso, tra i meandri della biblioteca paterna, mi mise in mano per la prima volta la Commedia. Mio padre aveva una biblioteca composta di autori inglesi, e io credevo che l'italiano — che non conoscevo, oggi ancora lo conosco pochissimo — fosse molto differente dallo spagnolo. A casa mia nessuno sapeva l'italiano. È così che ho letto Dante, la Commedia di Dante, in inglese. Con passione, seguendo anche le note, che formavano una specie di enciclopedia del Medioevo, molto seducente per me, che amo tanto le enciclopedie. Poi dalle note tornavo al testo; avevo l'impressione di scivolare dentro labirinti, tra scacchiere, specchi, magie.”

Borges, che è cieco, aggiunge:

“La rileggo a mente, a voce alta o senza pronunciare una parola, lasciandomi scivolare nelle spirali di quei versi che traggono infinitamente verso l'infinito. Alla mia età, avrei il diritto di essere stanco. Ma, leggendo Dante, scivolo in un tempo senza tempo, e la mia immaginazione — impercettibilmente, a momenti — coglie l'eterno. Forse significa che l'Eterno esiste. Questa elegante speranza rallegra la mia solitudine”.
Cogliere l’eterno, penetrare in un tempo senza tempo: ecco la risposta alla domanda “Perché leggere la Divina Commedia?”


Illustrazione di Gustave Doré per la Divina Commedia




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LA FRASE DEL GIORNO
Un mistico o un poeta possono coltivare la loro inquietudine. L'irrequietezza appartiene ai bambini e ai viaggiatori.
BRUCE CHATWIN e ANTONIO GNOLI, La nostalgia dello spazio




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


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