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lunedì 31 marzo 2025

Acero che si sveglia


PERTTI NIEMINEN

CHE CHIACCHIERONE

Che chiacchierone
                          questo amore mio:
non l'erba nella pioggia tiepida
                          né il fiore:
l'acero che si sveglia al vento di mezzogiorno.

(da Così impegnato in questa vita, 1972)

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L'Oriente sposa l'Occidente nelle poesie del finlandese Pertti Nieminen: la delicatezza della poesia cinese riesce a porre in essere una fusione tra l'inconscio del poeta e la natura, a comunicare quella sensazione altrimenti indicibile.

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FOTOGRAFIA © J. L. KRAMER/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Non ti adoro perché / sei bellissima / Adoro la tua bellezza perché /  è dentro di te.
PERTTI NIEMINEN

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Hannu Pertti Nieminen (Vaasa, 29 giugno 1929 – Vantaa, 8 novembre 2015), poeta e traduttore finlandese. Insegnante, pubblicò numerose raccolte di poesie e traduzioni finlandesi di poesie classiche cinesi e di letteratura taoista cercando di correggere le interpretazioni parzialmente errate della poesia cinese prevalenti nei paesi occidentali.


domenica 30 marzo 2025

Domeniche lunghe


TOVE DITLEVSEN

DOMENICA

La domenica non succede mai niente.
La domenica non si trova mai un nuovo amore.
È il giorno degli infelici.
Giorno della pensione o giorno della famiglia.
Le ore più dolorose dell'amante
quando immagina l'amato
con i figli sulle ginocchia
mentre sua moglie, sorridendo,
entra ed esce con vassoi invitanti.
Un giorno maledetto.

Una volta doveva essere diverso.
Perché altrimenti dovremmo tutti
aspettare con ansia la domenica per tutta la settimana?
Forse quando eravamo a scuola?
Ma già allora le campane suonavano
tristi e grigie come la pioggia e la morte.
A quel punto le voci degli adulti
erano deboli e silenziose come se cercassero
invano le parole della domenica.

L'odore di umidità e di pane ammuffito,
del sonno, di stivali di gomma e cicoria
già invadeva le scale allora
e la strada, che era dura, vuota e diversa
in modo desolato.
L'odore della domenica ci riempiva
con lo spesso strato di delusione
che segue un'aspettativa
senza un obiettivo specifico.

E quando, allora? In un luogo prima della memoria
C'era felicità, un'attesa irresistibile
che nessuno era ancora riuscito a deludere.
Allora le campane significavano che papà era a casa,
i baffi, le sopracciglia nere e l'odore del tabacco masticato
erano lì e lì rimanevano, vicino,
e - chissà - la risata della tua giovane madre
sembrava più felice rispetto agli altri giorni.

È domenica. Non troverai mai
un nuovo amore quel giorno.
Siedi in soggiorno
stordita e rigida come un ritaglio di cartone
agli occhi dei bambini.
Scavano con i piedi
e combattono senza energia.
"Dovremmo fare qualcosa", dici.
«Sì», dice una voce da dietro il giornale.
Allora restate entrambi in silenzio, perché tutto ciò che volete 
fare è nascosto e segreto
e sarebbe inaccettabile per l'altro.

Le campane della chiesa suonano. i nasi dei bambini
si riempiono di un odore ereditato.
Sui loro dolci volti scivola
una bruttezza passeggera.
Una luce appassita
sorge dai loro occhi.

Ma tutti aspettiamo con ansia la domenica
tutta la settimana, tutta la vita,
Aspettiamo l'emozione di centinaia
di domeniche lunghe, vuote, estenuanti.
Giornata della famiglia, giornata della pensione,
l'inferno degli amanti segreti.
Quel giorno in cui il grigiore nauseabondo degli adulti
impregna i bambini e stabilisce
l'incomprensibile malinconia domenicale degli anni a venire.

(da La finestra segreta, 1961)

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"Mi sembrava che i miei versi coprissero le crepe della mia infanzia, come pelle nuova e bella sotto una crosticina non ancora staccatasi dalla ferita": non fu un'infanzia felice quella di Tove Ditlevsen, poetessa danese. Le toccò di viverla nel pieno della crisi economica tra le due guerre a Versterbo, quartiere di Copenaghen, al quarto piano della casa sul retro di Hedebygade 30A. Il padre fuochista e la madre casalinga frustrarono sempre le sue aspirazioni letterarie, sostenute dagli insegnanti. La noia della domenica si trasformò quindi piano piano in malinconia, lasciando i suoi segni anche nell'età adulta, forse responsabile in parte della depressione che la portò a uccidersi a 58 anni con un'overdose di sonniferi dopo aver chiesto in prestito l'appartamento di un'amica.

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TOVE DITLEVSEN CON IL MARITO E I FIGLI - FOTOGRAFIA © NF

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’infanzia cade silenziosamente sul fondo della mia memoria, quella biblioteca dell’anima da cui attingerò conoscenza ed esperienza per il resto della mia vita.
TOVE DITLEVSEN, Infanzia

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tove-ditlevsenTove Irma Margit Ditlevsen (Copenaghen, 14 dicembre 1917 – 7 marzo 1976), poetessa e scrittrice danese, pubblicò 29 opere di poesia, narrativa e memorie in cui sono rappresentate la povertà, l'ingiustizia, i soprusi sull'infanzia, la condizione femminile.


sabato 29 marzo 2025

Guardano senza vedere


ANA BLANDIANA

CHIESE CHIUSE

Chiese chiuse
come le case i cui proprietari se ne sono andati
senza dire per quanto tempo,
e senza lasciare un indirizzo.
Per la città,
i tram e le biciclette girano,
Clacson, lamentele,
gli abitanti frettolosi
vendono e comprano, vendono e comprano,
mangiano in piedi,
e, di tanto in tanto, stanchi,
si siedono a bere un caffè
su una terrazza
accanto a una cattedrale dell'XI secolo,
che guardano senza vedere,
dal momento che parlano al telefono
e non si chiedono
chi è colui che ha mai vissuto
in una casa così grande.

(da La mia patria A4, 2010)

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Se ci guardiamo intorno - in metropolitana, sui treni, nelle sale d'attesa - c'è un sacco di gente che si perde nello schermo rettangolare del proprio telefonino. Una mania sociale che stigmatizza anche la poetessa rumena Ana Blandiana, che nota quanto le città moderne siano frettolose e caotiche, e i cittadini incapaci di soffermarsi anche un solo istante a cogliere la bellezza, a meditare sulle cose più grandi di noi.

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FOTOGRAFIA © WAL172619/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Le informazioni non sono più una merce rara, mentre l'attenzione sì.
CLIVE THOMPSON, Internazionale, 4 novembre 2005

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Ana Blandiana, pseudonimo di Otilia Valeria Coman (Timișoara, 25 marzo 1942), poetessa rumena, sostenitrice dei diritti civili in Romania .Prima della rivoluzione del 1989, famosa dissidente e sostenitrice dei diritti dell'uomo, ebbe il coraggio di contestare in numerose interviste e dichiarazioni pubbliche il dittatore Nicolae Ceaușescu.


venerdì 28 marzo 2025

A Londra piove


LOUIS CALAFERTE

È VERO CHE A LONDRA PIOVE

È vero che a Londra piove
e che i ponti s’annoiano

Il cielo moribondo e ipocondriaco
di nuvole annodate di fuliggine

A Londra piove a Londra
lustrini di pioggia

Abbiamo visto la città dissolversi
come irreale come in fuga

Un popolo indeciso confrontarsi
sotto le cupole degli ombrelli

Le nostre ombre andavano a confondersi
nell’ombra grigia della pioggia

È vero che a Londra piove
e che ti ho seguita.

(da Londoniennes, 1985)

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È un luogo comune che a Londra piova molto. In realtà la pioggia annua è 615 mm, meno che in altre città europee. La piovosità della capitale inglese è piuttosto "percepita" in quanto i fenomeni atmosferici sono frequenti, anche d'estate. Quella pioggerellina leggera che genera foschie è al centro di questi sette distici di Louis Calaferte, poeta francese, che a Londra è corso per seguire Nancy, la ragazza britannica di cui si è innamorato.

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FOTOGRAFIA © HALA ALGHANIM/UNSPLASH

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La nebbia inglese è sempre all’opera come un pittore sottile, e Londra è una vasta tela preparata affinché la nebbia possa lavorare su di essa.
ARTHUR SYMONS, Città, coste e isole

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Louis Calaferte (Torino, 14 luglio 1928 – Digione, 2 maggio 1994) scrittore  francese di origine italiana. Nel 1952 pubblica Requiem des Innocents, il suo primo romanzo. Dedica poi quattro anni della sua vita alla scrittura di Settentrione. Autore di racconti, saggi, pièces teatrali, ha scritto più di 50 opere.


giovedì 27 marzo 2025

Il fiume e il salice


RICARDO GÜIRALDES

LEGGENDA

Il fiume disse al salice: «Io sono la vita e, nel mio incessante fluire, rinnovo le emozioni».

Il salice disse al fiume: «Io sono il poeta, non vedi come ti abbellisco, recitando per te le strofe dei miei rami?»

Il fiume disse: «Allora vieni con me, mi donerai la bellezza del tuo canto, io ti donerò l'incanto di nuove bellezze».

E il salice accettò; Ma alla prima caduta, la fragile ossatura di rami si strappò sulle rocce.

E il salice disse: «Lasciami solo, perché anche se sono un momento di gioia nel tuo viaggio, non posso seguirti per tutto il tempo senza farmi male».

E il fiume, per il quale il salice cominciava a essere un peso, lo depose in un angolo tranquillo.

Il salice è tornato verde e le sue foglie baciano l'acqua.

Il fiume continua il suo corso selvaggio, ma quando passa davanti al poeta, placa il suo delirio e le acque, accarezzandone le radici, si ritagliano un'oasi di pace.

Un fascino fatale avvolge quel luogo dormiente. La ragazza di passaggio non deve cedere al richiamo silenzioso.

La Porteña, 1913

(da La campanella di cristallo, 1915)

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È una favola ambientata nella pampa argentina questa poesia di Ricardo Güiraldes e quindi passibile delle interpretazioni più personali. C'è una sorta di dicotomia tra la tranquillità e la bellezza poetica e la furia della velocità - nonostante l'ebbrezza meccanica dei Futuristi. Oppure vi si può leggere l'aspro contrasto tra la contemplazione e la frenesia dei tempi moderni.

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FOTOGRAFIA © MELISSA JANSEN VAN RENSBURG/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ho sofferto per tutto, come l'acqua sensibile al declino, il vento, il sole e la piccola foglia del salice piangente che si taglia la schiena.
RICARDO GÜIRALDES, Don Segundo Sombra

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Ricardo Güiraldes (San Antonio de Areco, 13 febbraio 1886 – Parigi, 8 ottobre 1927), poeta e scrittore argentino. Con Borges e Rojas Paz fondò la rivista Proa, con la quale intervenne nel movimento d'avanguardia modernista.  La sua opera oscilla tra il mondo elementare dell'infanzia nella pampa e quello raffinato della cultura europea.


mercoledì 26 marzo 2025

L’occulto giardino


MANUEL ALTOLAGUIRRE

NUDO

Il cielo del tuo tatto
dorato copriva
l’occulto giardino
di passione e di musica.

Alte edere di sangue
abbracciavano le tue ossa.

La carezza dell’anima
– trepida brezza – moveva
tutto quel che tu eri.

Vaghissimo crepuscolo
di rossore e indolenza
era la tua pelle! Restavi
come astro senza scintillio
che dal sole riceva
la luce del tuo alone.

Soltanto sotto i tuoi piedi era notte.
Eri prigione di musica,
dalla musica catturata
che tentava fuggire
in ogni tuo gesto,
ma che uscir non poteva
e s’affacciava come un bimbo
ai vetri dei tuoi occhi limpidi.

(da Alba quieta, 1928)

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Per il poeta spagnolo Manuel Altolaguirre l'amore è una forma di conoscenza. Attraverso di esso possiamo comprendere la vita e noi stessi. Lo testimonia questa sinestesia tra donna e natura, tra colori e sensi. Anche se la carne diventa un ostacolo insormontabile alla vita pienamente spirituale.

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HENRI MATISSE, "NUDO BLU IX"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il nostro amore imprigionato / è come la terra, / sotto il tuo corpo di giorno, / sotto il mio nell'oscurità.
MANUEL ALTOLAGUIRRE, Alba quieta

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Manuel Altolaguirre Bolín (Malaga, 29 giugno 1905 – Burgos, 26 luglio 1959), poeta surrealista spagnolo della Generazione del '27. Con i suoi toni intimisti e spirituali cantò l'amore e la solitudine Egli stesso indicò Juan Ramón Jiménez e Pedro Salinas come suoi ispiratori.


martedì 25 marzo 2025

Ciò che è simile a noi


EEVA KILPI

LA PRIMAVERA, IL FALCO

La primavera, il falco
e questo posto dove vivevamo,
tutto questo mi emoziona, disse mia sorella
mentre mangiavamo lamponi
sulle fondamenta della nostra vecchia casa.
Eravamo su una collinetta soleggiata, circondati dalla foresta.
Una lepre aveva visitato il soggiorno.
Dalla parte della camera da letto era entrato un alce.
Era una sera calda.
Era passato mezzo secolo.

Quanto amiamo tutto ciò che è simile a noi.

(da Tanti saluti, 1976)

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Con la pace di Mosca del 1940 parte della Carelia fu ceduta dalla Finlandia all'allora Unione Sovietica: 422.000 finlandesi persero le loro case e furono evacuati in Finlandia. Tra di loro la famiglia della poetessa Eeva Kilpi, che poté tornare come turista a vistare la terra natia. Questa poesia esprime tutta la nostalgia per quella patria perduta e l'emozione del ritorno riporta in vita gli antichi sapori, le antiche sensazioni di quelle che furono allora due bambine, Eeva e sua sorella Ritvaa: "Quando ho visitato Hiitola per la prima volta nella nuova era, ovviamente, come tutti coloro che viaggiano nella loro vecchia città natale, avevo lo scrigno pieno di sensazioni. Nella nostra casa vivevano degli sconosciuti. Non puoi superare una cosa del genere. Ma oggigiorno la gente sa essere amichevole e i nuovi inquilini della nostra casa sono stati ospitali. Ci hanno accolto calorosamente. Mia sorella ed io, ovviamente, abbiamo nascosto i nostri sentimenti e abbiamo pianto in segreto. E quando camminavamo da soli lungo le vecchie strade di Hiitola, tutto crollava. Quei vicoli mi sono sempre stati così cari e familiari."

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IRINA ARI, "STUDIO PER UNA CASA IN CARELIA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ricordo quella Carelia, / ricordo quel posto a Natale, / ricordo quello stesso posto / che forse non è mai esistito.
EEVA KILPI

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Eeva Karin Kilpi nata Salo (Hiitola, Carelia finlandese, oggi Russia, 18 febbraio 1928), scrittrice, poetessa e attivista femminista finlandese. La sua poesia è caratterizzata da un un’ironia di fondo e tratta i temi dell’esilio, delle relazioni umane e della natura.


lunedì 24 marzo 2025

Il violinista


LOLA RIDGE

IL VIOLINISTA

In un piccolo caffè ungherese
uomini e donne bevono
vino dorato in lunghi calici.
Attraverso la foschia lattiginosa del fumo,
il violinista, minuto e biondo,
si appoggia al suo violino
come sul seno di una donna.
I capelli rossi si accendono in fiamme
sulla  manica nera del suo cappotto,
dove la  mano bianca e sottile
trema e si tuffa,
come una scheggia di luce lunare,
quando il vento frantuma l'acqua.

(da Il Ghetto e altre poesie, 1918)

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Il modernismo è una corrente poetica che rivendica un significato universale alla poesia, trasformando in oggettività le emozioni dell'autore. È quello che riesce bene in questi versi alla poetessa irlandese-statunitense Lola Ridge: ci trasporta nella scena di un caffè ungherese per mostrarci la foga con cui un violinista trae musica dalle corde, riuscendo a cogliere la connessione tra l'esecutore e il suo strumento.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L'ho suonato solo una volta il violino nero. Tanto tempo fa. È come l'amore. Quando hai amato una volta fai di tutto per dimenticartene. Non c'è niente di peggio che essere stati felici una volta nella vita. Da quel momento in poi tutto il resto ti rende infelice.
MAXENCE FERMINE, Il violino nero

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Lola Ridge nata Rose Emily Ridge, (Dublino, 12 dicembre 1873 – Brooklyn, New York, 19 maggio 1941), poetessa e anarchica irlandese-americana. Modernista, fu influente redattrice di riviste femministe, marxiste e di avanguardia. Le sue opere trattano del capitalismo, del conflitto generazionale, delle masse urbane e dell’immigrazione.


domenica 23 marzo 2025

Un trifoglio, un’ape e un sogno


EMILY DICKINSON

PER FARE UN PRATO

Per fare un prato bastano
un trifoglio, un'ape,
un trifoglio, un'ape
e un sogno.

Può bastare il sogno
se le api sono poche.

(da Poesie, 1896)

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Un trifoglio e un'ape e un sogno: un prato del New England è bell'e servito da Emily Dickinson. Certo, i primi due elementi sono di facile reperibilità in natura, e sono il segreto del ciclo vitale con l'impollinazione - una collaborazione che è il perno dell'ecosistema. Il terzo elemento, il sogno, la capacità visionaria, l'immaginazione, sono ciò che consente alla fantasia di volare e di cogliere il lato poetico, letterariamente romantico.

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IMMAGINE OTTENUTA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il pedigree del Miele / Non interesse l'Ape - / Un Trifoglio, ogni volta, per lei / È Aristocrazia.
EMILY DICKINSON, Poesie

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Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 –15 maggio 1886), poetessa statunitense, è considerata tra i migliori lirici del XIX secolo. La sua vita fu priva di eventi esteriori: dopo i trent'anni scelse un volontario isolamento nella casa paterna. La sua poesia spazia dalle piccole cose della vita quotidiana – la natura, le stagioni – ai grandi temi dell’anima innestati sul tema della solitudine.


sabato 22 marzo 2025

Aprire la finestra


FERNANDO PESSOA

NON BASTA APRIRE LA FINESTRA

Non basta aprire la finestra
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi
per vedere gli alberi e i fiori.
Bisogna anche non aver nessuna filosofia.
Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee.
Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca.
C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo là fuori;
E un sogno di ciò che potrebbe esser visto se la finestra si aprisse,
che mai è quello che si vede quando la finestra si apre.

(da Le poesie di Alberto Caeiro, Passigli, 2005)

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Alberto Caeiro, l’eteronimo cui Fernando Pessoa attribuì questi versi era l’alter ego del poeta portoghese che propugnava la non-filosofia: da buon contadino riteneva che gli esseri semplicemente "sono", e nulla più. Contrario quindi alla metafisica e all’interpretazione filosofica, considerava inesprimibile a parole la realtà. Occorre quindi uno sguardo vergine, scevro dalle idee e dai preconcetti per poterla osservare.

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HENRI MATISSE, "DONNA SEDUTA DAVANTI ALLA FINESTRA APERTA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Non prendendo niente sul serio, e considerando che non ci è data, per certa, altra realtà che non le nostre sensazioni, ci rifugiamo in esse, e le esploriamo come grandi paesi sconosciuti.
FERNANDO PESSOA, Il libro dell’inquietudine

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Fernando António Nogueira Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935),  poeta, scrittore e aforista portoghese, considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, diede l’avvio al Modernismo nel suo paese. In poesia si scompose in varie altre personalità, contrassegnate da diversi eteronomi, ognuno con un suo stile.


venerdì 21 marzo 2025

Giornata della Poesia 2025



È la Giornata mondiale della Poesia, quella poesia che, secondo Vladimír Holan, condivisa, genera tra il poeta e il lettore "un terzo cuore". Quella poesia sulla quale scommette José María Fernández Nieto, capace di creare un mondo.

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VLADIMÍR HOLAN

LA CAVERNA DELLE PAROLE

Il giovane non entra impunemente con la sua luce
nella caverna delle parole . Audace, non sa quasi
dove si trova… Giovane, benché abbia sofferto,
non sa cosa sia il dolore… Saggio prima del tempo…
fugge senza essere entrato
e adduce come scusa l’immaturità del suo tempo…

La caverna delle parole…!
Solo il vero poeta, e a suo rischio e pericolo,
perde nel delirio le ali e con esse il modo
di sottoporle nuovamente alla gravità
e di non intaccare quella forza che ci attrae verso la terra...

La caverna delle parole! Solo il vero poeta
ritorna con il suo silenzio
per trovare, ormai vecchio, un bambino che piange,
abbandonato dal mondo sulla sua soglia.

(da Una notte con Amleto, 1964)

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JOSÉ MARÍA FERNÁNDEZ NIETO

È INUTILE. NON SA. GIOCA CON COSE

È inutile. Non sa. Gioca con cose
che non valgono neppure la pena,
melodie, parole, pianti e gioie,
e ancora meno, con uccelli e rose.

Gioca a volte con carte misteriose
che non capisci, con la fantasia,
o con un fugace mazzo di giorni,
con questa vita che insegue farfalle.

Alla fine resta solo, d'estate,
nel suo mondo inventato ottenendo
a malapena del pane e del vino.

Ma quando sogna, quando lui crea,
è un bambino ebbro di tenerezza
che sembra giocare a fare il divino.

(da Un uomo chiamato José, 1965)

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia è l'arte di usare le parole cariche del loro estremo significato.
DANA GIOIA, La poesia è importante?

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Vladimír Holan (Praga, 16 settembre 1905 – 31 marzo 1980), poeta ceco. Dall’astrattismo e dal simbolismo ermetico con cui iniziò a scrivere versi passò a forme più realistiche e pessimistiche, centrate sul destino dell'uomo e della società, attuate con un linguaggio oscuro.


José María Fernández Nieto (Mazariegos, 7 dicembre 1920 – Palencia, 17 gennaio 2013), poeta spagnolo. Fondò la rivista di poesia e critica Rocamador , di cui furono pubblicati 45 numeri. Collaborò con la radio, la stampa e altri media culturali, tenendo numerosi recital e conferenze sulla poesia e la letteratura.


giovedì 20 marzo 2025

In stile fiorito


BIANCAMARIA FRABOTTA

ENTRANDO NEL CAMPO CERCAI

Il 1° maggio di quel 1789, scesi in giardino
all’alba, per vedere lo stato in cui si trovava
dopo quel terribile inverno in cui il termometro
era sceso, il 31 dicembre, fino a 19 gradi
sotto zero.”
                             Bernardin de Saint-Pierre

Entrando nel campo cercai
le roselline selvatiche nella rete
gli iris infestanti, i papaveri
i gelsomini bianchi e dopo,
i cavoli, i carciofi fra i narcisi,
sull’arancio ferito i grappoli
profumati della zagara.
In terra giaceva l’edera vizza
screziata di morte lumache
eppure, scriveva Bernardin
non tutto era stato ucciso
dalla terribile severità di quell’inverno.
Ancora, in stile fiorito, il suo giardino
godeva di tardive, ma robuste violette
promesse di fragole e primule, risalenti
filari e tracce di linfa nei peri.
In verità le viti cominciavano
appena ad aprire i germogli.

(da I nuovi climi, Brunello, 2007)

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L’equinozio – oggi alle 10.01 – segna l’inizio della primavera. Come sempre, è tempo di rinascita, tanto da segnare l’inizio dell’anno in molti calendari. Quella rinascita della natura che la poetessa Biancamaria Frabotta va cercando nel campo, inseguendo quei germogli da cui torna a sorgere la vita.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Gli uomini conoscono la primavera e tuttavia ogni anno la salutano con la stessa gioia bramosa.
JOSEPH ROTH, La milleduesima notte

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Biancamaria Frabotta (Roma, 11 giugno 1946 – 2 maggio 2022), poetessa, scrittrice, giornalista e accademica italiana. Intellettuale a tutto campo impegnata nelle cause civili e nella lotta politica, attivista negli anni Settanta nel movimento delle donne, è stata redattrice delle riviste Orsa minore e Poesia e collaboratrice del quotidiano Il manifesto.


mercoledì 19 marzo 2025

Tuo figlio


PIERLUIGI CAPPELLO

A MIO PADRE

Come altrove allora, sbattere gli stivali sulla soglia
appendere i berretti e dopo scuotere i giacconi,
quando fuori si avvicina il buio e la neve
è una musica sommersa. L’odore delle cortecce
resta per sempre sulle mani, anche se brucia
come una pagina scritta la tua voce che non ricordo
e nella mia trova riparo, dolce e arresa come un diminutivo.
Da allora ad oggi il mio guardarti è sempre quello:
afferra e propaga la luce pullulante della neve nel buio
in attesa di scorgere un’ombra, un soprassalto
che, col tuo, segni il mio arrivo. D’accordo,
le cose perdute fanno grandi le cose salvate
e grande, paterna, resta la tua assenza
ma sapessi il graffio, il taglio nella tela, il vuoto che riempie.
È come se ogni volta accendessi il fuoco per te,
da qualche parte, là fuori, nella neve e nel buio
mentre alzi il bavero e ad ogni passo ti avvicini alla soglia
dove trema il fuoco nell’aria di solitudine
e nello strappo tuo figlio si compie.

(da Stato di quiete, Rizzoli, 2016)

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"Ho fatto un buon tratto di strada, ormai, / e sono stato tuo figlio e sono stato tuo padre / e conosco i gesti che non si spezzano davanti / al dolore / l’incandescenza dell’istante che li ha generati / la tua mano sulla mia fronte / il palmo della mia sul dorso della tua / che non so come, non so dove / mi portano ancora con te": così scrive il poeta friulano Pierluigi Cappello in un'altra poesia dedicata al padre, "La neve che sei stato". Il rapporto padre-figlio può essere complicato, ma raggiunge un'altissima intensità emotiva e psicologica. Così, quando viene a mancare, ci rendiamo conto di essere in parte lui, di "compierci nello strappo".


JAMES COATES, "PADRE E FIGLIO"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Tutta la quantità d'amore che un padre può avere per un figlio è compensata dal fatto stesso che il figlio esiste, in altre parole un padre non può pretendere che un figlio lo ami con la stessa intensità con la quale lui lo ama né con la stessa qualità d'amore.
GIUSEPPE BERTO, Il male oscuro

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Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.


martedì 18 marzo 2025

La primavera ha sempre fretta


KIKÍ DIMULÀ

INCONGRUAMENTE

Tutte le mie poesie sulla primavera
non hanno mai fine.

È perché la primavera ha sempre fretta,
è perché il mio umore è sempre in ritardo.

Ecco perché costringo
quasi ogni mia poesia sulla primavera
a finire
in una stagione autunnale.

(da In contumacia, 1958)

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"Coltivo fiori, / le emozioni sbocciano in me / e mi sento molto bene / in questo viaggio senza fine, / stando qui": la poetessa greca Kikí Dimulà amava la primavera e prolungava il piacere della sua presenza fino a lasciarsi distrarre dal suo splendore: "Mi trasformo in una piccola Terra naturale, / sdraiata, distesa / faccia a faccia / con l'universo che è in armonia con tutto".

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FOTOGRAFIA © WAL 172619/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La primavera ammalia il desiderio dell'anima.
GERASIMOS MARKORAS

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Vasiliki “Kikí” Dimulà nata Radou (Atene, 19 giugno 1931 – 22 febbraio 2020), poetessa greca. Impiegata a lungo presso il Banco di Grecia, fu ammessa all’Accademia di Atene nel 2002. La sua poesia tratta l’assenza, la perdita, la società, la solitudine e il tempo con la personalizzazione di concetti astratti e l’uso insolito di parole comuni, spesso con un velo di amara ironia.


lunedì 17 marzo 2025

Alla bellezza dei miei sogni


HERMANN HESSE

AMO LE DONNE

Amo le donne che mille anni fa
erano cantate e amate dai poeti.

Amo le città, che ormai deserte dentro le mura
piangono stirpi reali di tempi antichi.

Amo le città che sorgeranno
quando nessuno dell'oggi sarà più al mondo.

Amo le donne – splendide, slanciate,
che stanno, non nate, nel grembo degli anni.

Con la loro pallida bellezza siderale
somiglieranno un giorno alla bellezza dei miei sogni.

1901

(da Poesie d'amore e altre poesie, Mondadori, 2020 - Traduzione di Anna Ruchat)

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"Amo le donne" dichiara il celebre poeta e scrittore tedesco Hermann Hesse. In realtà le donne nelle sue opere sono, come rileva Bruna Bianchi, "evanescenti, indifferenziate, anodine", sfumano nell'anonimato, nell'indistinto, assumono valenze simboliche diventando "una per tutte". Succede anche qui, dove diventano emblema di un tempo passato e di un tempo futuro, splendidamente immerse nel sogno poetico.

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LOUISE-CATHERINE BRESLAU, "LA TOILETTE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’amore non deve pregare e neppure esigere. L’amore deve avere la forza di arrivare alla coscienza di sé. Allora non subirà, ma eserciterà attrazione.
HERMANN HESSE, Demian

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Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Celebri i suoi romanzi Siddhartha, Peter Camenzind, Demian, Il lupo della steppa.

domenica 16 marzo 2025

Nella terra dei venti


VÄINÖ KIRSTINÄ

SE ARRIVI NELLA TERRA DEI VENTI

Se arrivi nella terra dei venti, alla fine del mare,
ci sono pochi alberi e tanto vento gelido
da riva a riva.

Puoi guardare lontano
e non vedere nulla.

Intorno a te stridono le pianure appena nate
ancora bagnate dalla nebbia
ma limpide come un sogno

all’estremo, il mare

sotto, la terra profonda
sopra, l'ampia distesa
grida a te e alle pianure

ti guarda e ti chiede
della vita

Quando tornammo a casa
e ci appoggiammo al lungo tavolo,
potemmo vedere le semplici venature del legno
e la nostra stanchezza si trasformò nella consapevolezza
del motivo per cui eravamo dovuti andare via:
per tornare
a casa a vedere i motivi inesplorati del tavolo.

(da La pianura, 1961)

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La poesia drammatizza, concretizza, unisce le cose allo stesso modo di un sogno e apre le domande del sé interiore in una forma percettibile” spiegò in un’intervista il poeta finlandese Väinö Kirstinä. È quello che fa anche questa lirica dove sembra non accada nulla se non la descrizione di una terra lontana e desolata, tra mare, ghiacci e praterie; eppure nasce lì, meditando sull’esistere, la consapevolezza di occupare un luogo nel mondo.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Quando guardo questi prati, le dico tra me: «Vedi?... Vedi?». E penso che veda. Spero che, più in là, anche lei arrivi a vedere e a sentire in queste praterie una cosa di cui ho smesso di parlare con gli altri; una cosa che qui esiste perché non esiste nient'altro e che si può notare grazie all'assenza di altre cose.
ROBERT M. PIRSIG, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta




Väinö Antero Kirstinä (Tyrnävä.29 gennaio 1936 – Helsinki, 23 settembre 2007), poeta, giornalista, traduttore e critico finlandese. I suoi lavori hanno temi naturalistici, sin dall’esordio con La pianura nel 1961. Oltre alla sua produzione poetica, che coniuga il modernismo e il surrealismo e si avvicina al dadaismo, tradusse Apollinaire, Baudelaire, Bréton e Malraux.


sabato 15 marzo 2025

Nuvolette d’amore


RUPERT BROOKE

UN SOLO GIORNO

Oggi, sono stato felice. Un giorno intero
ti ho ricordata, intrecciando la tua risata
alla luce danzante degli spruzzi del mare,
nuvolette d’amore ho sparso a manciate,
ti ho lasciata inseguire le candide onde
e incoronata con qualche sogno da nulla,
germoglio di polvere triste, errabondo.
Nuova, quella gioia insensata, tranquilla.

Giocavo con scuri ricordi un gioco lieve,
come fa un bimbo per ore sotto il cielo estivo
con uno strano, lucido sasso, per il quale
(lui non lo sa) fu dato fuoco a città, l’amore
tradito, il delitto commesso, e grandi reali
mutati in un pugnetto di cenere amaro.

Oceano Pacifico, ottobre 1913

(da L'amore è breccia nelle mura, puntoacapo, 2025 – Traduzione di Raffaela Fazio)

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L'amore è breccia nelle mura, edito da puntoacapo con scelta e traduzione di Raffaela Fazio e postfazione di Mauro Ferrari, riscopre una figura abbastanza oscura, quella di Rupert Brooke, passato alla storia come “poeta di guerra” per una manciata di sonetti idealistici che contribuirono a forgiare il patriottismo britannico - Rupert, sotto-luogotenente della Royal Naval Reserve, morì di setticemia nell'aprile 1915 nel viaggio in nave verso la città turca di Gallipoli e fu sepolto sull'isola greca di Sciro. Ma nell'antologia è un altro Brooke a risaltare, quello dei versi in cui, come nota Raffaela Fazio, si rivela come “poeta del desiderio”. Infatti, “dietro al disincanto, all’insofferenza per l’ottusità di una società conformista, alla rabbia davanti alle avversità (o a Dio), resiste in Brooke un innegabile vitalismo”.

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RUPERT BROOKE RITRATTO DA CLARA EWALD NEL 1911

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’amore è breccia nelle mura, cancello scardinato: / ciò che lì dentro entra, da là non esce fuori; / la rocca del fiero cuore, venduta dall’amore al fato.
RUPERT BROOKE, L'amore è breccia nelle mura




Rupert Chawner Brooke (Rugby, 3 agosto 1887 – Sciro, Grecia 23 aprile 1915), poeta britannico. Di animo irrequieto, ebbe tormentate relazioni sentimentali. È noto per i suoi idealistici sonetti di guerra, scritti durante il primo anno della Grande Guerra. Associato ai poeti georgiani, studiò il dramma elisabettiano e la poesia di John Donne.


venerdì 14 marzo 2025

Andrés Sánchez Robayna


Si è spenta martedì scorso a Tenerife una delle maggiori voci poetiche contemporanee spagnole, quella di Andrés Sánchez Robayna. Nato nel 1952 a Santa Brigida, sull’isola di Gran Canaria, ha trasferito la luce dell’arcipelago nei suoi versi minimali, che gli hanno consentito di “abitare la maggior parte dei territori, delle sfere o degli spazi dell'essere”, meditando sulla comprensione del ruolo del tempo e dello spazio.

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FOTOGRAFIA © EL ESPAÑOL

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IL DESIDERIO DELL’ESTATE

L'estate ha illuminato di nuovo i pendii,
con un altro sole più puro ha accecato le valli,
ha incendiato il gelso. Sul torso del giorno
ha lasciato i suoi segni secchi, il fuoco della materia.

Uccello, sulla nuda terra dell'estate,
mostra la tua breve ombra. Nell'aria silenziosa,
o nel sussurro incessante delle api,
insegnaci il tuo volo contro l'eternità
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LE NUVOLE

Passano le bianche nuvole. Sulla terra
indecifrabile, nel folto oscuro,
la fissità della ginestra. In alto, il corpo errante
del cumulo nel nodo della luce.

Passare, come le nuvole,
attraverso i cieli devastati della tarda estate,
attraversare la chiarezza, ferito,
il dolore negli occhi, un cardo nelle mani.

(da Su una pietra estrema, 1995)

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia non richiede da parte nostra una “padronanza”, ma piuttosto un atto di resa, una certa capacità di ascolto, sia per leggerla sia per scriverla.
ANDRÉS SÁNCHEZ ROBAYNA, Poesía Digital, n. 56

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Andrés Sánchez Robayna (Santa Brígida, 17 dicembre 1952 – Tenerife, 11 marzo 2025), poeta, saggista e traduttore spagnolo. La sua poesia, essenziale, minimalista, luminosa si inscrive nell'orizzonte delle isole Canarie. Nel 1976 a Barcellona fondò e diresse la rivista Literradura. Nel 1983 a Tenerife fondò la rivista Syntaxis,


giovedì 13 marzo 2025

Primavera che torna


DARIA MENICANTI

TREDESÍN DE MARZ

Tredici marzo. Per la dolce curva
del bastione, tra specchi di turchino
accolti nell’asfalto, si ripete
la festosa legione dei fiori
annuali, dei minuti giardini,
paradisi per poche ore, concisi
in ciotole d’argilla, di smalto.
La mite schiera già dall’alba offriva
il suo fresco silenzio,
un lungo squillante tappeto.
Ogni anno, a questa data, primavera
che torna, la città
celebra in mezzo alle sue strade avare
di foglia, alle case infinite.
Tredici marzo, e una stagione tutta
intera da vivere. Ore, ore
di sole di vento di cielo.

primavera 1962

(da Città come, 1964)


Il "Tredesín de marz" è una festa milanese che si celebra appunto il 13 marzo. Commemora l'annuncio del Cristianesimo alla città da parte di San Barnaba che, in quel giorno, nell'anno 51 infisse una croce in una pietra di origine celtica, visibile nel pavimento della chiesa di Santa Maria al Paradiso, lungo Corso di Porta Vigentina. In occasione della festa, davanti alla parrocchia, si svolge un colorato mercato dei fiori. Ed è lì che Daria Menicanti ritrova la primavera in città, il suo festoso annuncio.

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FOTOGRAFIA © DIVINA MILANO

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Lunga fu la pazienza dell’inverno, / ma oggi è un sorso di felicità.
DARIA MENICANTI, Poesie per un passante

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Daria Menicanti (Piacenza, 6 aprile 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


mercoledì 12 marzo 2025

C’era una volta un fiore


SEBASTIÃO DA GAMA

MADRIGALE

La mia storia è semplice.
La tua, Amore mio,
è ancora più semplice:

“C'era una volta un fiore.
Nato ai margini di un Poeta…”

Vedi quanto è semplice e bello?

(Il resto te lo racconterò più tardi;
ma così solo, così in silenzio
che solo noi due ascoltiamo).

(da Capo di Buona Speranza, 1947)

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La simbiosi Amore/Poesia è la "semplice storia" che attraversa non solo la vita e l'opera del poeta portoghese Sebastião da Gama, che dedicò questo madrigale alla moglie Joana Luísa, ma praticamente tutta la letteratura, da Catullo a Montale, attraversando Shakespeare e Leopardi.

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FOTOGRAFIA © ENGIN AKYURT/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Chi vuole amarmi, mi prenda, / senza preoccuparsi di chiedermi  / quanto valgo. / — Ti basti questa gioia / di sapere che mi possiedi, / sapere che valgo / più di quanto tu possa immaginare.
SEBASTIÃO DA GAMA, Serra-Mãe

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Sebastião Artur Cardoso da Gama (Azeitão, 10 aprile 1924 – Lisbona, 7 febbraio 1952), poeta e docente portoghese. La sua opera è legata alla Serra da Arrábida , dove visse e che assunse come motivo poetico primario (fin dal suo libro d'esordio, Serra-Mãe, 1945), e alla sua tragedia personale, causata dalla tubercolosi che lo colpì.


martedì 11 marzo 2025

Ora del tè


NICANOR PARRA

DOMANDE ALL’ORA DEL TÈ

Questo indistinto signore assomiglia
A una figura da museo di cere;
Guarda attraverso le tendine logore:
Che vale di più, l’oro o la bellezza?
Vale di più il ruscello che si muove
O la pianta ben salda sulla sponda?
In lontananza si ode una campana
Che apre un’altra ferita, o che la chiude:
È più reale l’acqua della fonte
O la ragazza che si specchia in essa?
Non si sa, ormai la gente non fa altro
Che costruire castelli di sabbia:
Conta di più il bicchiere trasparente
O la mano dell’uomo che lo crea?
Si respira una fragile atmosfera
Di cenere, di fumo, di tristezza:
Ciò che è stato una volta non sarà
Più così, dicono le foglie secche.
Ora del tè, pane tostato, burro,
E tutto avvolto come in una nebbia.

(da Poesie e antipoesie, 1954 – Traduzione di Matteo Lefèvre)

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L’antipoesia concepita dal poeta cileno Nicanor Parra respinge la lirica impegnata, trasferisce la poesia nell’ambito del colloquiale e del quotidiano. Se gli esseri umani vivono nell’incertezza e si pongono domande, sull’amore, sul tempo, sulla memoria, sul dolore, l’uomo che beve il tè in un vecchio locale e che è un alter ego del poeta ironicamente pone solo riflessioni estetiche senza altra risposta che il dubbio, suggerendo che tutti non fanno altro che costruire castelli di sabbia.

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PAMELA CARTER, “FRAGOLE, ARANCE E TÈ”

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il poeta non adempie alla sua parola / se non cambia i nomi delle cose.
NICANOR PARRA, Versi da salotto

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nicanor-parra3Nicanor Segundo Parra Sandoval (5 settembre 1914 – 23 gennaio 2018), poeta matematico, filosofo e fisico cileno. Incarnò l’antipoesia, teorizzando il distacco dagli schemi poetici tradizionali. Fu candidato tre volte al Premio Nobel senza vincerlo mai. Ottenne il Premio Reina Sofia nel 2001 e il Premio Cervantes nel 2011.


lunedì 10 marzo 2025

Centenario di Manolis Anagnostakis


Manolis Anagnostakis, poeta greco di cui oggi ricorre il centenario della nascita, è considerato uno dei poeti più importanti emersi in Grecia dopo la  generazione modernista di Ghiorgos Seferis, Odysseas Elytīs e Ghiannis Ritsos. Fu protagonista nei movimenti poetici esistenzialisti sorti durante e dopo la guerra civile greca, teorizzando l'intervento dinamico della poesia nella vita. La sua opera fu in gran parte ispirata dalla dolorosa esperienza della guerra ed espresse la visione popolare di lotta, libertà e democrazia - per questo venne anche definito "il poeta della sconfitta".

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L'AMORE È LA PAURA

L’amore è la paura che ci unisce agli altri.
Quando hanno soggiogato i nostri giorni e li hanno appesi come lacrime
Quando insieme a loro sono morte pietosamente deturpate
Le nostre ultime forme di sentimenti infantili
Cosa trattiene la mano che gli uomini porgono?
Sa stringere con la forza là dove la ragione ci fuorvia
Quando il tempo s’è fermato e il ricordo è stato sradicato
Come un’assurda affettazione al di là di ogni senso?
(E loro tornano indietro un giorno senza una ruga nel cervello
Trovano le loro mogli e i loro figli cresciuti
Vanno nei negozietti e nei caffè del quartiere
Leggono ogni mattina l’epos della quotidianità).
Moriamo forse per gli altri o perché così vinciamo la vita
O perché così sputiamo a uno a uno sui simulacri da nulla
E per un attimo nella loro mente asciutta passa un raggio di sole
Qualcosa come un pallido ricordo di una preistoria animale.
Vengono giorni in cui non sai più su cosa contare
Storie d’amore e imprese finanziarie
Non trovi specchi per gridare il tuo nome
Semplici propositi di vita garantiscono un’attualità
Tedio, nostalgie, sogni, contratti, raggiri
E se penso è perché l’abitudine è più accessibile del rimorso.

Ma chi verrà a trattenere l’impeto della burrasca che scende?
Chi conterà le gocce a una a una prima che muoiano al suolo
Prima che si confondano con il fango come le voci dei poeti?
Mendicanti di un’altra vita disertori dell’Attimo
Cercano una notte inaccessibile i loro sogni putridi.
Perché il nostro silenzio è l’esitazione tra la vita e la morte.

(da Stagioni 3, 1951 - Traduzione di Filippomaria Pontani)

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POETICA

— Voi tradite ancora una volta la Poesia, mi dirai,
La manifestazione più sacra dell’Uomo
La usate di nuovo come mezzo, come bestia da soma
Delle vostre oscure aspirazioni
Pienamente coscienti del danno che causate
Col vostro esempio ai più giovani.

– Dimmi tu che cosa non hai tradito
Tu e i tuoi simili, per anni e anni,
Avete svenduto uno per uno i vostri beni
Sui mercati internazionali e nei bazar popolari
E siete rimasti senza occhi per vedere, senza orecchie
Per ascoltare, le bocche sigillate, senza parlare.
In nome di quali sacri valori umani ci accusate?

Lo so: di nuovo sermoni e discorsi retorici, dirai.
Ebbene sì! Sermoni e discorsi retorici.

Bisogna piantare le parole come chiodi

Ché non le prenda il vento.

(da Il bersaglio, 1971 - Traduzione di Vincenzo Orsina)

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Altre poesie di Manolis Anagnostakis sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sento la poesia come un modo per esprimermi perché non potrei farlo diversamente. Perché i tempi erano stati così duri, che solo esprimendo il proprio dolore si poteva sopportarlo.
MANOLIS ANAGNOSTAKIS

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Manolis Anagnostakis (Salonicco, 10 marzo 1925 - Atene, 23 giugno 2005), poeta e critico greco in prima linea nei movimenti di poesia esistenzialista sorti durante e dopo la guerra civile greca alla fine degli anni '40. Fu un leader tra i suoi contemporanei e influenzò la generazione di poeti successiva.